“La generazione che oggi è divenuta anziana è una
generazione che ha vissuto una continua diminuzione dell'impegno fisico
richiesto dalla vita quotidiana. E questa evoluzione è stata comunemente
considerata - non a torto - un progresso tecnologico, civile e sociale. A
questo si aggiunge una motivazione più specifica. «L'anziano teme un evento
semplicissimo: di cadere», ricorda Rossana De Beni, «e ha ragione perché una
caduta, con una conseguente frattura, può far precipitare la sua vita in modo
definitivo». L'anziano forse sovrastima i rischi: si spaventa se vede una
bicicletta che sfreccia anche a una certa distanza da lei, è preoccupata dalla
presenza di semplici gradini o di asperità del terreno. Quello che a un giovane
sembra un itinerario semplice da percorrere, magari guardando lo smartphone e
senza badare a dove mette i piedi, l'anziano lo potrebbe vivere come un
'percorso di guerra' irto di ostacoli. E in fondo ha ragione perché se il
giovane perde l'equilibrio difficilmente cade e se cade si rialza. Per
l'anziano questo non è vero.”
Leggi l'articolo di Rossana De Beni, tratto dalla Associazione Medici Diabetici - A.M.D. - clicca sul link:
Rossana De Beni, presidente della Società Italiana di Psicologia dell'Invecchiamento, insegna Psicologia della Personalità e delle Differenze Individuali all'Università di Padova.
Condividiamo la parte finale dell'articolo che riportiamo:
“Inoltre, se la Medicina oggi prescrive l'esercizio fisico,
nei decenni scorsi andava nella direzione opposta. Era normale sentirsi
raccomandare dal medico di base e perfino dal cardiologo di "non fare
sforzi", di "non affaticare il cuore". E c'è ancora il medico o
la persona 'informata' che raccomanda all'anziano di "non usurarsi".
È umano che anche solo un consiglio in questa direzione venga preferito a nove
consigli che lo inducono a intraprendere una attività che considera in cuor suo
pericolosa.
Operativamente quindi «la prescrizione medica, posto anche
che riesca a fare breccia, non basta. Occorrono condizioni oggettive che
favoriscano l'attività fisica negli anziani». Per andare in bici l'anziano ha
bisogno di piste ciclabili 'vere', cioè separate dal traffico di pedoni e auto,
senza asperità e ostacoli. Per camminare ha bisogno di strade senza buche o
gradini. «Gli stili di vita salutari sono abitudini che vanno acquisite nel
tempo; se le persone devono adottare abitudini differenti fanno fatica, e ne
fanno ancor più se non sono aiutati dalla condizione fisica, dalle circostanze,
dall'ambiente, dalla cultura e dalla società. Questo vale per tutti e dunque
anche per i vecchi», conclude Rossana De Beni.”
Queste foto di Rovigo (Viale Europa) rappresentano cattivi esempi e non sono le uniche piste ciclabili e strade ad essere così: