domenica 28 ottobre 2018

DIABETE: MENO CIBO E PIÙ ATTIVITÀ FISICA


È LA RICETTA PER PREVENIRE DIABETE E COMPLICAZIONI
DEL PROF. ENZO BONORA

(A cura del Direttivo dell’Associazione Diabetici di Rovigo)

Oggi la lezione del Prof. Enzo Bonora sugli argomenti cardini della lotta contro il diabete. Lo spunto è dato dal suo post di oggi sulla sua pagina FB https://www.facebook.com/enzobonoracontroildiabete/ 
nella quale spiega con poche righe cos’è il diabete e come si possa prevenire nella forma del diabete tipo 2.  Come fare?

Meno cibo e più attività fisica

Chi è Enzo Bonora? Enzo Bonora è professore ordinario di Endocrinologia dell'Università di Verona e dirige il reparto di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo della AOUI (Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata) di Verona. E' medico, docente e ricercatore. È stato presidente della S.I.D. (Società Italiana di Diabetologia).

Non è un parere il suo ma una vera e propria prescrizione specialistica per la cura e prevenzione delle complicanze per l’80% dei circa 300.000 casi nel Veneto, dei quali 20.000 sono a Rovigo e nel resto del Polesine. A dirlo sono tutti gli specialisti di diabetologia e di dietologia che operano nelle varie strutture sanitarie. Qui nel Polesine oltre a Rovigo sono  ad Adria, Porto Viro, Trecenta e Santa Maria Maddalena. Apparentemente sembrerebbe banale e inutile persino parlarne perché dovrebbero essere comportamenti acquisiti dalla maggioranza della popolazione negli anni 2000 con un  livello medio di istruzione delle persone molto alto rispetto al passato. Invece lo sviluppo industriale e il benessere sociale ha  favorito un maggior consumo di cibo e bevande zuccherate, inversamente proporzionate ai bisogni di energia dovuto al minor movimento indotto dal lavoro sedentario.

Ecco la lezione di oggi contenuta nella sua pagina FB: 



“Il diabete è una malattia in cui c’è aumento nel sangue dei livelli di glucosio (zucchero; la glicemia) per un deficit assoluto o relativo della quantità e, spesso, nell’efficacia biologica dell’insulina, l’ormone che controlla la glicemia nel sangue e che viene prodotto dal pancreas (cellule beta delle isole di Langerhans).
Il diabete non è una malattia contagiosa: vivere con un diabetico non fa venire il diabete. Il diabete non è una malattia ereditaria, nel senso che, tranne che per poche varietà molto rare (es. MODY), non c’è un passaggio inevitabile della malattia da una generazione ad un’altra. Esiste però una predisposizione geneticamente determinata, soprattutto in caso di diabete tipo 2, per cui chi ha un diabetico fra i parenti di primo grado (genitori, fratelli) ha un rischio di ammalare superiore rispetto a chi non ha parenti con la malattia. Esiste anche una predisposizione legata all’ambiente familiare, attribuibile allo stile di vita poco salutare nella famiglia. E può essere identificata una predisposizione di carattere ambientale perché l’organizzazione e le caratteristiche della società in cui si vive (urbanizzazione, meccanizzazione, inquinamento, stress, ritmi del lavoro, pressione pubblicitaria, aree verdi, palestre, piscine, facilità di accesso al cibo, ecc) possono fornire un contributo allo sviluppo della malattia.

In questo momento non è possibile prevenire alcune forme di diabete (tipo 1, LADA, MODY e altre firme di diabete monogenico) sarebbe però possibile prevenire gran parte delle forme di diabete tipo 2. Come fare?

Meno cibo e più attività fisica

Queste poche parole presuppongono le spiegazioni  contenute nelle precedenti “lezioni” e per questa ragione di seguito pubblichiamo tre video dei tanti che si trovano in Youtube,  che sono stati dal professore inseriti anche nella sua pagina FB.



La lezione che riguarda l’alimentazione, con questa sua premessa:
“Alimentazione corretta per il diabete ma non solo.
Un fondamento nella prevenzione e nella terapia del diabete. Terreno di scontro, talora ideologico, dimenticando il reale problema di fondo: si mangia mediamente troppo. Nel video non accenno a carne, affettati, latte e formaggi. Non significa che non debbano essere consumati. Anche per questi alimenti sono valide le considerazioni fatte alla fine del video per gli altri e il vecchio motto latino: in medio stat virtus.”
In FB tre mesi fa con 10.611 visualizzazioni, in Youtube all’indirizzo: 

https://www.youtube.com/watch?v=ccA_gTzCAUo




Questa qui sotto è la lezione che riguarda l’attività fisica:

In FB  6191 visualizzazioni,  circa 3 mesi fa. Con un finale molto rock.






Sono molte le lezioni del prof. Bonora, chi non è iscritto in FB può guardarle in Youtube nel canale “ENZO BONORA”.

Una sintesi della “Moderna Gestione del Diabete” è spiegata dal prof. Enzo Bonora 
in questo video nel CTC Channel  
Pubblicato il 15 mar 2018, che riprendiamo per concludere il post.







venerdì 26 ottobre 2018

DIABETE: NEI RISTORANTI AFFARI E PREVENZIONE A FIN DI BENE


A CASTELFRANCO VENETO IL  CAFÈ FRACCARO
“PRIMO RISTORANTE AMICO DEI DIABETICI”




Tutto è iniziato con un comunicato stampa della Regione Veneto dell’11 settembre, poi l’evento il 12 seguito da  dettagliatissimi articoli della Regione e  giornali, compreso il prestigioso Sole 24 Ore e servizi delle TV locali, che hanno generato decine di pagine in Internet con la notizia che plaude la “FRACCARO CAFÈ”,  punto di vendita al pubblico dell’Azienda Dolciaria Fraccaro di Castelfranco Veneto,  divenuto “il primo ristorante in Italia adatto anche alle persone affette da diabete di tipo 1”.   



Anche il Gruppo FB  DIABETICINSIEME amministrato dalla Coordinatrice regionale delle Associazioni Venete dei diabetici ha ripreso la notizia con ricchezza di particolari:  


“Il Fraccaro Café diventa il primo ristorante, pizzeria, caffetteria e pasticceria in Italia amico di tutti coloro che hanno il diabete di tipo 1. In collaborazione con l’associazione Nastrino Invisibile Onlus, promotrice del progetto, il menù del Fraccaro Cafè mostra, per ogni voce, il conteggio dei carboidrati (CHO), dettaglio fondamentale per l’assunzione corretta di insulina” …. "Presentato oggi  il menù “a misura di diabete” del Fraccaro Café. Lo spazio gourmet diventa così  il primo ristorante in Italia ad essere d1abfriend, ovvero adatto anche alle persone affette da diabete di tipo 1”



A rendere possibile il miracolo di così tanta attenzione riservata all’iniziativa il lungo elenco delle personalità presenti all’inaugurazione del negozio-ristorante,  ad iniziare dall’Assessore alla Sanità veneta  Luca Coletto,  il Sindaco di Castelfranco Veneto e Presidente della Provincia di Treviso Stefano Marcon, l’Assessore alla Sanità del Comune di Castelfranco Veneto Sandra Piva, la Dottoressa Sabrina Carraro, Vice Presidente di Assindustria Veneto centro – delegata di Territorio Castellana e il Dottor Giovanni Taliana, Presidente del Gruppo Alimentare di Assindustria Veneto centro, il Dottor Renato Grando, fiduciario Slow Food per l’Alta Marca Trevigiana. Per l’Associazione Nastrino Invisibile sono intervenuti il Presidente Stefano Palermo e Paola Tranquillo, responsabile progetti, affiancati dal management di Fraccaro Cafè.

QUESTO IL FOGLIO DESTINATO 
AI  MENÙ DEL GIORNO
Esempio: nel menù, a  fianco della torta al cioccolato, c’è il prezzo e un numero: 53. Il tiramisù invece totalizza 23 e più su, fra i primi piatti, c’è il 127 delle lasagne fresche e il 18 della Vellutata di zucchine e patate profumata alla menta. Ogni voce riporta la quota chiamata CHO che indica la quantità di carboidrati presente in ogni porzione.


Nella Tribuna di Treviso (http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2018/09/13/news/fraccaro-cafe-lancia-il-menu-per-diabetici-altri-ci-seguano-1.17246463) l’estensore dell’articolo scrive: “L'idea, se vogliamo, era piuttosto semplice: indicare i valori dei carboidrati nel menù in modo che i diabetici possano poi dosare la quantità di insulina necessaria per non aver problemi.” … “Una innovazione orgogliosamente veneta, visto che tutto è partito da una mamma di Cornuda, Paola Tranquillo, che desiderava solo una cosa: andare al ristorante (con il proprio figlio) senza il rischio di incorrere in iperglicemie.” 



L’idea è stata trasformata in “business” da Fraccaro e si spera che altri la seguano, non solo a Castelfranco Veneto, imparando a calcolare il CHO, il contenuto di carboidrati dei cibi, che dipende dal loro indice glicemico. Il calcolo dei carboidrati dei pasti è importante per dosare in modo giusto l’insulina da iniettare al pasto. Naturalmente si auspica che il calcolo sia vero  e non stimato da parte di ristoratori che copiano l’iniziativa.


Nel Blog dell’Associazione Diabetici di Rovigo c’è un post con  video e diapositive con dettagliate informazioni sull’argomento.  Il post  è già stato visto da oltre 9.000 persone.
“Il contenuto  è destinato alle persone con diabete che devono assumere insulina per assimilare gli zuccheri contenuti nel cibo. Sono contenuti argomenti che riguardano una materia chiamata "Scienza dell'alimentazione" in particolare il ramo della "nutrizione". Purtroppo non sempre il corpo umano svolge perfettamente le sue funzioni, ma per fortuna la scienza e la medicina moderna è in grado di sopperire alle inefficienze della nostra macchina. Quando il pancreas non produce più insulina o quella prodotta è insufficiente è necessario somministrare prodotti similari che svolgano la medesima funzione.
Due sono le ragioni essenziali: la prima impedire che il livello degli zuccheri nel sangue siano elevati oltre misura; la seconda è quella di fornire al corpo le energie necessarie, essendo i carboidrati gli alimenti dai quali dipende prevalentemente l'energia che ci consente di vivere. La visione del video fa bene anche alle persone che non assumono insulina, perché un giorno potrebbero averne bisogno, quando la glicemia fosse divenuta un rischio troppo elevato di complicanze cardiovascolari ed altre.”

(CLICCA E VAI AL POST)



Quello di Castelfranco Veneto è stato un evento per niente banale. Il diabete è una malattia sociale i cui numeri sono destinati ad aumentare. Parlarne e diffondere notizie sulla corretta alimentazione serve alle persone con la malattia impegnate ad impedire le complicazioni, ma serve anche a tutti gli altri per prevenirla, soprattutto alle persone a rischio di quella denominata Tipo 2. Bene quindi l’enfasi data all’episodio, molto più efficace  degli incontri-dibattiti con gli specialisti, spesso ingiustamente e colpevolmente disertati e disattesi. Questa estate anch’io ho suggerito ad un ristoratore di fare piatti con pasta “integrale”, indicata alle molte persone con diabete tipo 2, ottenendo questa risposta “già fatto, ma non interessa a nessuno”.  

L’assenteismo psicologico e menefreghismo di molti è uno dei tanti motivi per cui parlare di prevenzione cogliendo originali occasioni è un dovere delle Istituzioni.

Ho scritto il titolo del post con intenzione “polemica”, ricordando che nella sanità non sono estranei gli “affari”, con riferimento ai molti episodi che spesso emergono e che riguardano persone che ne approfittano. Non è certo se l’Azienda Fraccaro trarrà beneficio dall’iniziativa. Se avverrà, lo merita, non solo per questa iniziativa, soprattutto per il suo radicamento nel territorio e nella Comunità. Ho abitato nella vicina  Cittadella per 20 anni dal 1958, stesso periodo nel quale anche la mia famiglia a Rovigo,dopo la grande alluvione del 1951, aveva creato una analoga industria artigianale per la produzione dolciaria e conosco tutti i dettagli e problemi. La foto qui sotto dei Fraccaro è del medesimo periodo. Pino Schiesari




domenica 21 ottobre 2018

DIABETE: IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI

LETTERA AGLI AMMALATI 
E ALLE FAMIGLIE

È da molto tempo che volevo sfogare la mia delusione sulla sproporzione che c’è fra il numero dei diabetici accertati nella Provincia di Rovigo (20.000-21.000) e gli iscritti all’Associazione Diabetici di Rovigo (un centinaio per la maggior parte di Rovigo città).
Anche la Coordinatrice delle Associazioni del Veneto si è stupita affermando: “ma dove sono?”, in un intervento a Rovigo durante la manifestazione di “DOLCE-MENTE”, tema lo Sport – Attività Fisica e Diabete.
Non credo che la situazione sia molto diversa nelle altre provincie venete. Secondo un Report nazionale dell’Osservatorio ARNO, nel 2014 i soggetti con diabete noto erano 275 mila  (+ 70% rispetto al 1997). Il 60% aveva più di 65 anni, ma 100 mila erano ancora nel pieno dell’attività lavorativa.
In pochi si iscrivono all’Associazione;  forse perché ogni malattia e il diabete  sono vissute come problema  da gestire con il medico. Le persone hanno scarsa conoscenza delle finalità delle Associazioni degli Ammalati, se ne parla poco in politica, nei giornali, in TV,  ed anche perché il sistema sanitario attuale ha trasformato le strutture pubbliche in “aziende”, che non valorizzano sufficientemente il volontariato,  più attente alle voci di bilancio e  poco aperte al rapporto umano e dialogo con i rappresentanti degli ammalati. Negli Ospedali  gli ammalati sono “numeri” e statistiche. L’Associazione di Rovigo ha la Sede presso il Centro Antidiabetico dell’Ospedale, ma il Direttore Generale non ha mai incontrato il Presidente dell’Associazione,  e la sua “segreteria” invia le comunicazioni presso un indirizzo inesistente di una  vecchia Associazione diabetici cessata da anni. Diverso e più proficuo il rapporto con il personale medico ed infermieristico del Centro, grazie al quale c’è concordanza di intenti e azione.

 Quasi tutti i giorni nel corridoio del Centro ci sono decine di persone in attesa di visita. La porta della sede è aperta,  ma raramente qualcuno si affaccia per chiedere informazioni. Entrare nella stanza dell’Associazione è forse l’ultimo dei pensieri. Pensano alla malattia e ai tanti dubbi sul loro futuro.  Attendono  pazientemente la chiamata del numero.  Lo specialista, che vede per la prima volta il paziente, deve leggere le analisi e altri referti per fare la diagnosi, deve individuare la medicina più adatta per la cura e deve informarsi sulle abitudini e stile di vita per dare i consigli personalizzati per dieta e attività fisica. Poi fisserà una data per la prossima visita, che dipenderà dalla gravità della situazione, perché le persone  non hanno solo il diabete,  ma anche complicazioni del diabete trascurato. Una buona visita richiede tempi adeguati. 


Il Centro di Rovigo vanta una equipe di grande professionalità, ma  deve far fronte ad una marea di visite, per cui il tempo riservato a ciascun diabetico allunga la coda delle attese. La fiducia negli specialisti del centro è ben riposta,  ma loro non si possono moltiplicare. Ecco uno dei tanti problemi  del  sistema sanitario. Risolverlo è la priorità delle Associazioni nazionali degli ammalati Fand (Federazione Italiana Diabetici)  Aid (Associazione italiana diabetici),  Fdg (Federazione nazionale diabete giovanile), Associazione per la Ricerca sul Diabete Italia (ArdItalia Onlus), organizzazioni che da molto tempo operano sul fronte “volontariato e diabete” a sostegno delle persone che vivono quotidianamente questa condizione e dei loro familiari. È un assillo delle Associazioni degli specialisti diabetologici organizzati nella S.I.D. (Società Italiana di Diabetologia) e nella A.M.D. (Associazione Medici Diabetologici). La soluzione è quella del riconoscimento dell’importanza del ruolo del Medico di medicina generale, autorizzandolo a prescrivere anche i farmaci di nuova generazione più efficaci e non pericolosi rispetto quelli vecchi ed obsoleti. Il medico di famiglia conosce personalmente ogni suo paziente  che  vede tutti  più volte in un anno.



Gli ammalati otterrebbero un grande beneficio  anche in termini di attese e lunghi percorsi per raggiungere i centri antidiabetici. Da tempo lo chiedono anche le Organizzazioni dei medici di famiglia. Sembrava vicina la soluzione, ma continua tutto ad essere  in alto mare in nome del falso presupposto di presunti risparmi e della scusa della inadeguatezza specialistica dei medici di famiglia. È recente, di agosto di quest’anno,  un appello della Associazione dei medici di medicina generale FIMMG al nuovo ministro della sanità. 
Questo è quanto si legge alla fine dell’articolo nel quale c’è la notizia: 
“Nell’incontro di oggi ci siamo appellati al Ministro della Salute Giulia Grillo perché solleciti un provvedimento urgente dei responsabili delle attività regolatorie, provvedimento su cui Fimmg  si sta battendo da più di un anno, in assenza del quale, per i pazienti diabetici in questo paese universalità e equità delle cure rimarranno parole vuote. Su questi dati, infine, lasciamo ora la parola ai cittadini e alle loro associazioni”. (http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=64610)


Il numero continuamente in crescita delle persone con diabete fa considerare questa malattia una vera e propria “epidemia”.  È una malattia “sociale” che si deve combattere  con le medicine e la prevenzione,  che si ottiene  con la modifica dello stile di vita di tutti.  Lo strumento  si chiama “informazione – educazione”, e riguarda la  “conoscenza” della  malattia per prevenirla e  gestirla, lasciando ai medici il ruolo di scegliere le medicine.  Giusto difendere la “privacy” come sinonimo di vita privata, ma attenti al diritto dovere di tutelare la salute di tutta la famiglia.

L’attuale organizzazione del Sistema Sanitario non è in grado  di assicurare tutti i pilastri che servono per bloccare e prevenire la malattia. Serve la consapevolezza delle persone e delle famiglie. Serve saper distinguere ed individuare per tempo i sintomi del diabete. Serve conoscere le complicazioni alle quali si va incontro se si trascurano i sintomi. 

Serve la famiglia che deve  essere sostenuta con progetti di educazione e con risorse e aiutata a vivere in ambienti e condizioni salutari. Servono le Associazioni ed i volontari che operano nelle stesse. Servono i medici di famiglia.
Il ruolo degli specialisti dei Centri Antidiabetici dovrà essere quello di supporto ai medici di medicina generale. Gli ammalati dovranno “autogestire” la malattia, con l’aiuto della “famiglia”. È un cambiamento necessario se vogliamo fermare l’epidemia, obiettivo della Federazione Internazionale del Diabete che ha scelto lo slogan “Famiglia e Diabete” come tema della Giornata del Diabete per il 2018 e per il 2019. Un ruolo importante e fondamentale sarà svolto dalle Associazioni.
L’educazione, l’informazione, la conoscenza e la consapevolezza possono fare molto per affrontare positivamente il diabete, sia per prevenirlo, sia per gestirlo bene, tenendo lontane le complicanze. Ma è acqua fresca, anche se detto autorevolmente dal medico specialista nel corso della visita diabetologica, se non si coinvolgono le famiglie e le loro associazioni.  Il ruolo delle Associazioni deve essere quello di rendere possibile il cambio di passo nel contrasto alla malattia, che non deve essere più un fatto strettamente personale, perché è un problema sociale, un problema di tutti. Il diabete coinvolge ogni famiglia, quindi l’intera comunità.  
Le Associazioni devono divenire  “famiglie allargate” e rappresentare  l’interlocutore naturale delle Istituzioni Pubbliche, sia politiche che sanitarie in senso stretto. Molti dei volontari che operano nelle Associazioni hanno esperienze che sono utili alle altre persone; esperienze che non si sovrappongono a quelle dei medici ma che sono sinergiche. Essere “in tanti”, inoltre, è importante per essere ascoltati dalle Istituzioni ad evitare che le decisioni siano calate dall’alto.


COME DOVREBBE ESSERE IL SISTEMA SANITARIO



A proposito delle Associazioni, ecco ciò che si legge nel “Piano Nazionale per la malattia diabetica a pag.72”:


“ Le Associazioni di persone con diabete svolgono un'azione collettiva, responsabile, solidale ed hanno un ruolo importante nell’assistenza, specialmente in questo particolare momento storico in cui le risorse destinate ai servizi si riducono in modo vistoso. Alcuni elementi di fondo che le caratterizzano (spontaneità, gratuità, servizio agli altri, continuità) le rendono una forza collettiva che si auto-organizza per migliorare il benessere delle persone con diabete ma che non può e non deve sostituirsi all'intervento pubblico con cui deve coordinarsi e avere un dialogo costruttivo. Il loro ruolo diventa strategico se non erogano solo servizi ma sono anche in grado di migliorare la qualità della vita delle persone con diabete e delle loro famiglie e di costruire percorsi di socializzazione e di integrazione ponendosi come intermediario tra istituzioni e collettività, secondo un principio di responsabilità sociale partecipata. Esse devono puntare soprattutto all’innovazione e alla promozione di politiche sociali e sanitarie attente ai problemi, valorizzando al massimo i bisogni, e puntando a essere elemento di cambiamento sociale e sanitario. Devono infine svolgere ruoli di anticipazione nella risposta a bisogni emergenti, di stimolo delle istituzioni pubbliche a tutela dei diritti dei cittadini, di formazione della cultura della solidarietà e delle reti informali di solidarietà.”

Ingresso della Sede Associazione Diabetici di Rovigo presso il Centro Antidiabetico


Prima di chiudere questo sfogo vorrei mettere in evidenza che questa Associazione può vantare di avere interpretato alla lettera le finalità evidenziate e previste nella nuova legge sulle organizzazioni del Terzo Settore. La sua attività è rivolta nei confronti di tutta la popolazione. Ha attivato strumenti di informazione ed educazione web di qualità che hanno diffusione  oltre il territorio di operatività; organizza incontri e dibattiti su temi divulgativi e presidi diabetologici in collaborazione con altre Organizzazioni;  ha ottenuto l’abilitazione a raccogliere il contributo 5 x 1000 per incrementare l’attività.

Ora lo Stato faccia la sua parte, applichi i piani e le leggi.

Pino Schiesari *

* Responsabile comunicazione Associazione Diabetici di Rovigo; in età lavorativa è stato Consigliere d'amministrazione di due Ospedali, successivamente Giudice di Pace di Rovigo per 11 anni.       

martedì 16 ottobre 2018

FLASH GIORNATA MONDIALE DIABETE


ROVIGO, PRESIDIO DIABETOLOGICO 
 INCONTRO DIBATTITO

MARTEDI' 13 NOVEMBRE 2018





Definiti gli eventi che si svolgeranno durante la Giornata Mondiale del Diabete fissata per martedì 13 novembre. 
Il Presidio Diabetologico, al mattino, in Piazza V.Emanuele II, di fronte al Palazzo Roverella, con la misurazione gratuita della glicemia da parte del personale della Croce Rossa Italiana. Al pomeriggio l'incontro dibattito nella Sala Oliva, relatori la Dr.ssa Maura Gardinali, Responsabile del Servizio di Diabetologia della Casa di Cura di Santa Maria Maddalena e il Dr. Francesco Mollo, Responsabile della Diabetologia degli Ospedali di Rovigo e Trecenta.





Questo brevissimo video è uno spot costruito con le immagini delle Organizzazioni Internazionali e Nazionali, che tutti gli anni organizzano in tutto il Mondo la manifestazione quale evento finale dell'impegno profuso durante tutto l'anno. Quest'anno ed anche il prossimo il tema principale è la famiglia. In post precedenti abbiamo messo in evidenza le motivazioni per le quali La Federazione Internazionale del Diabete ha scelto il tema "Famiglia e Diabete". Il fine è quello di sviluppare nel corso di questi due anni una campagna per far crescere la consapevolezza dell’impatto che il diabete ha sulla famiglia e promuovere il sostegno a chi deve fronteggiare questa condizione. Contemporaneamente, la campagna intende mettere in primo piano il ruolo essenziale della famiglia nella gestione, cura, prevenzione ed educazione sul diabete.








domenica 14 ottobre 2018

IL CERVELLO UMANO HA BISOGNO DI CIRCA 150 GR. DI GLUCOSIO AL GIORNO


Un importante parere del Prof. Enzo Bonora,  professore ordinario di Endocrinologia dell'Università di Verona. Dirigente del reparto di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo della AOUI di Verona. È stato presidente della S.I.D. – Società Italiana di Diabetologia.

Pubblicato oggi sulla sua pagina Facebook : https://www.facebook.com/enzobonoracontroildiabete/
Enzo Bonora contro il Diabete - @enzobonoracontroildiabete -



"Quanti carboidrati dobbiamo introdurre con la dieta quando c’è il diabete?

Qualcuno afferma che nella alimentazione giornaliera 50 di carboidrati sono più che sufficienti. In chi non ha il diabete per prevenirlo e in chi ha il diabete per curarlo. Sbagliato! Sbagliatissimo!
50 g di carboidrati (che non equivalgono a 50 g di pasta che contengono 40 g di carboidrati e neppure a 50 g di pane che ne contengono circa 30) a malapena impediscono, in presenza di insulina, la comparsa di chetosi. Lo sanno bene i fautori delle Very Low Calorie Diet, regimi molto ristrettivi (400-600 calorie al giorno) da seguire solo per qualche settimana e sotto stretto controllo medico per i numerosi possibili effetti avversi: calcolosi renale, calcolosi biliare, pancreatite acuta, aritmia da alterazione elettrolitica, ecc.
Al corpo umano servono più carboidrati perché solo il cervello ha bisogno di quasi 150 g al giorno di glucosio (in ogni minuto della giornata richiede circa 1,5 mg per kg di peso corporeo). E il cervello non ha praticamente alcun carburante alternativo. Gli altri organi invece si arrangiano a produrre energia anche dagli acidi grassi e dagli amino acidi. Però questo richiede lipolisi e proteolisi con perdita di massa grassa e di massa muscolare.
È importante sapere che la lipolisi genera glicerolo e acidi grassi. La proteolisi genera amino acidi.
Il glicerolo, una volta arrivato al fegato, viene usato per fabbricare due cose: trigliceridi (quindi grassi che si accumulano nel fegato o vengono rilasciati nel sangue) oppure glucosio.
Gli acidi grassi hanno tre destinazioni principali: sintesi di trigliceridi e colesterolo, ossidazione per produrre energia oppure trasformazione in corpi chetonici (quelli implicati nella chetoacidosi diabetica). Gli acidi grassi che sfuggono al fegato circolano nel sangue per essere usati altrove come carburante alternativo al glucosio. Però il loro aumento nel sangue è associato a due cose spiacevoli: 1) malfunzionamento delle cellule che producono insulina con maggiore rischio di diabete; 2) sofferenza della parete dei vasi sanguigni con maggiore rischio di aterosclerosi.
La proteolisi fa arrivare al fegato molti amino acidi. Una parte di questi viene utilizzata per fabbricare glucosio, una parte per sintetizzare nuove proteine e una parte viene ossidata per produrre energia ma questo genera azoto che è tossico per l’organismo e deve essere eliminato dal rene che quindi deve sobbarcarsi un lavoro extra.
Quindi se introduciamo pochi carboidrati il nostro corpo fabbrica glucosio da altri prodotti e in più genera un eccesso di sostanze nocive.
Il cervello non può fare a meno di circa 150 g di glucosio al giorno. E il nostro sistema di controllo è tanto orientato a mantenere immutata la concentrazione di glucosio che da un lato c’è l’insulina, unico ormone che abbassa la glicemia, e dall’altro ci sono una decina di ormoni che alzano la glicemia (glucagone, cortisolo, GH, catecolamine, prolattina, PTH, ormoni tiroidei, ecc). Si potrebbe dire insulina contro “tutti”. Questi “tutti” servono per non fare morire il cervello per carenza di glucosio se non ne introduciamo abbastanza. Il glucosio è vitale per l’organismo. E l’ormone che ne regola il giusto passaggio nei tessuti e la giusta produzione dal fegato è l’insulina. E l’insulina preserva funzioni cognitive nel cervello. Esiste una forma di diabete associata alla demenza (diabete tipo 3) dovuta proprio alla carenza di glucosio e insulina al cervello.
Interessante un recentissimo lavoro che mostra una relazione a forma di U fra introito di carboidrati e mortalità: questa aumenta con apporto inferiore al 40% delle calorie dai carboidrati oppure con apporto superiore al 70%. La percentuale associata alla più bassa mortalità è il 50%. Quello che viene raccomandato per tutti, con e senza diabete. E per fare il 50% di calorie dai carboidrati, questi devono essere 150 g se le calorie giornaliere sono 1200, 200 g se le calorie sono 1600, 250 g se le calorie sono 2000 e così via. È chiaro che quei 150 g di carboidrati possono derivare dai cereali (meglio se integrali), dai legumi, dalla frutta, dalla verdura. Idealmente dovrebbe essere molto bassa (o anche zero) la quota derivata dagli zuccheri semplici aggiunti (es il cucchiaino di zucchero nel caffè, il dolcetto, la bibita zuccherata, ecc)."


venerdì 5 ottobre 2018

LA FAMIGLIA E IL DIABETE TEMA DELLA GIORNATA MONDIALE DEL DIABETE 2018 E 2019

RICONOSCERE I SEGNALI DELL'ALLARME
NELLA PROPRIA FAMIGLIA

“La famiglia e il diabete” è il tema del prossimo World diabetes day, Giornata mondiale del diabete, 14 novembre 2018, ma lo sarà anche di quella successiva, del 2019. L’importanza dell’argomento è tale che la International diabetes federation (Idf) ha deciso di estendere su due anni questa campagna, che culmina nello World diabetes day, ma che si articola in un lavoro condotto lungo il corso di tutto l’anno.

Idf intende infatti sviluppare nel corso di questi due anni una campagna per far crescere la consapevolezza dell’impatto che il diabete ha sulla famiglia e promuovere il sostegno a chi deve fronteggiare questa condizione. Contemporaneamente, la campagna intende mettere in primo piano il ruolo essenziale della famiglia nella gestione, cura, prevenzione ed educazione sul diabete.

La International diabetes federation si rivolge sia agli individui (diabetici e no), sia alle associazioni, sia alle istituzioni, per far crescere la conoscenza della problematica nelle persone, ma anche per sollecitare interventi concreti, anche a livello governativo, per affrontare un problema sanitario e sociale globale quale è ormai il diabete.
Per Idf la famiglia è essenziale sia perché tutte le famiglie possono essere coinvolte dal diabete, la cui diffusione è in continua crescita, sia perché proprio la famiglia, se resa consapevole della portata del problema, può avere un ruolo chiave tanto nella buona gestione della patologia quanto nella prevenzione.

Idf ricorda che il diabete riguarda praticamente tutte le famiglie. La patologia è infatti in continua crescita ed è noto che, quando a una persona viene diagnosticato il diabete, anche chi gli sta vicino ne è inevitabilmente coinvolto.
Oggi, secondo i dati di Idf, oltre 425 milioni di persone hanno il diabete. La maggioranza di loro ha un diabete di tipo 2 -sottolinea la International diabetes federation- una forma della patologia che in larga parte si può prevenire, attraverso una regolare attività fisica, un’alimentazione salutare ed equilibrata, la promozione di comportamenti corretti, la creazione di ambienti di vita sani. Secondo Idf, dunque, proprio la famiglia ha un ruolo chiave da giocare nel contrasto di molti fattori di rischio di diabete di tipo 2  e deve quindi essere sostenuta con progetti di educazione e con risorse e aiutata a vivere in ambienti e condizioni salutari.


Idf sottolinea ancora che nel mondo una persona con diabete su due non è stata diagnosticata e ribadisce che diagnosi precoce e trattamento tempestivo sono fondamentali per prevenire le complicanze del diabete e ottenere risultati positivi in termini di salute.
Tutte le famiglie sono potenzialmente attaccabili dal diabete: quindi, la conoscenza dei sintomi e dei fattori di rischio per tutti i tipi di diabete è indispensabile per favorire l’individuazione precoce della patologia e quindi predisporre al più presto gli interventi di cura necessari. Ecco perché è importante che tutte le famiglie siano bene informate sul diabete.


Idf: il supporto della famiglia nella cura del diabete si è dimostrato avere un effetto sostanziale nel migliorare la condizione di salute delle persone con diabete. L’educazione, l’informazione, la conoscenza e la consapevolezza possono fare molto per affrontare positivamente il diabete, sia per prevenirlo, sia per gestirlo bene, tenendo lontane le complicanze. Ma -osserva la Idf- meno di una persona su 4 membri di una famiglia ha accesso a programmi di educazione sul diabete. Un rapporto che deve essere sostanzialmente migliorato. Perché -argomenta Idf- è dimostrato che il supporto della famiglia nella cura del diabete ha un effetto decisivo nel migliorare la salute delle persone con diabete. Per questo è così importante che l’educazione e la promozione della corretta autogestione del diabete siano accessibili a tutte le persone con diabete e alle loro famiglie, per ridurre l’impatto emozionale e psicologico della patologia, che può poi sfociare in una cattiva qualità della vita.
(testo estratto da https://tuttodiabete.it/world-diabetes-day-dedicato-alla-famiglia/)

ECCO I PRINCIPALI SINTOMI 



SETE ECCESSIVA 
Sete eccessiva

URINAZIONE FREQUENTE
Urinazione frequente

MANCANZA DI ENERGIA



PROBLEMI ALLA VISTA

Problemi alla vista


LENTEZZA NELLA GUARIGIONE DI FERITE
Lentezza nella guarigione di ferite
INSENSIBILITÀ A MANI E PIEDI
Insensibilità a mani e piedi


ARRIVEDERCI A ROVIGO
IL 13 NOVEMBRE 2018


mercoledì 3 ottobre 2018

AUTOCONTROLLO DELL’EMOGLOBINA GLICATA NEL DIABETE TIPO 2


VIGILIAMO SULLA NOSTRA SALUTE
Riproponiamo un post del mese di marzo, dove abbiamo messo un  video ricavato dal libretto n. 11 della collana divulgativa “IL MIO DIABETE” di DIABETE ITALIA dedicato alla “MISURAZIONE DELLA GLICEMIA”.  Alla fine del video abbiamo inserito un esempio di Autocontrollo con sangue capillare (polpastrelli delle dita) effettuato negli ultimi quattro mesi con 25 misurazioni strutturate (coppie, prima e dopo colazione, pranzo, cena). Dalla media delle misure, con semplici calcoli aritmetici, abbiamo ricavato l’emoglobina glicata percentuale e da questa, con altre semplici operazioni, abbiamo calcolato il corrispondente valore che da qualche tempo viene indicato dai laboratori analisi delle strutture sanitarie. Con il medesimo metodo abbiamo predisposto una tabella di conversione dei tre termini (Media glicemica, glicata %, glicata in mmol/mol).
I valori riscontrati nella prova dell’autocontrollo differiscono di pochissimo dal successivo  esame di laboratorio; differenza da attribuirsi alla diversa tipologia dei campioni (capillare vs. venoso).

In questo post ribadiamo la grande utilità dell’autocontrollo a casa con il proprio glucometro, verificando il valore della propria “glicata” con  scadenza quadrimestrale o semestrale.
Questa attenzione serve per mantenere o correggere il proprio stile di vita (alimentazione e attività fisica) e consente di intervenire per tempo in caso di modificazioni della situazione diabetica, parlandone con il medico, per evitare le pericolose  complicazioni.  

Abbiamo esaurito le strisce che passa il Servizio Sanitario Nazionale?  
Niente paura, non occorre acquistare altre strisce! 

Ripetiamo il controllo dell’emoglobina  glicata!

Come e dove?
Presso la struttura pubblica,

oppure privata,

oppure presso una farmacia dotata di idonea apparecchiatura.


La “ROCHE” produce il Sistema cobas b 101, che oltre a calcolare l’emoglobina glicata con una semplice goccia di sangue capillare (non occorre essere a digiuno), può fornire il “profilo lipidico” (Colesterolo Totale, HDL, LDL e Trigliceridi), valori che consentono il calcolo del proprio “Rischio Cardiovascolare”.


L’immagine che segue è contenuta nel “depliant” della 

FARMACIA SANT’ILARIO DI ROVIGO 

che riportiamo a titolo di esempio, precisando che non si tratta di pubblicità, ma segnalazione di un servizio che viene erogato anche da altre Farmacie, strutture che svolgono un ruolo pubblico e sociale insostituibile nella “Sanità”. Ricordo, come esempio, il controllo gratuito della glicemia effettuato nelle farmacie nel mese di Novembre in occasione della 

“GIORNATA MONDIALE DEL DIABETE” 
(a Rovigo quest'anno l'Associazione Diabetici organizza la manifestazione nella giornata di martedì 13 Novembre)

Nelle Farmacie ci si può recare in un periodo definito a livello nazionale da Federfarma o altra organizzazione. Controllo utile a noi ed al sistema nazionale della sanità in quanto i dati rilevati vengono inviati ad un “centro” che elabora statistiche per fini di monitoraggio e prevenzione di questa malattia.


Presso questa farmacia il costo dell’analisi è di € 13, di poco superiore a quello che si paga come ticket presso la struttura pubblica. Si tenga presente che la farmacia paga circa 100 euro per 10 dischetti, che deve “buttare” quando scadono e che deve ammortizzare l’apparecchiatura che costa di listino circa € 3.600. Lo scorso anno il kit è stato in promozione a 2.600 € (valida fino al 30 luglio 2017),  come si può vedere in questo link:    

Il cobas b 101 sistema PST sostiene la diagnosi e il monitoraggio di pazienti con fattori di rischio per diabete e malattie cardiovascolari. Con un campione di sangue capillare è possibile una valutazione del rischio precoce e la prognosi nei pazienti con sindrome metabolica. Attraverso i risultati dei test rapidi in soli 6 minuti - con la stessa precisione, come nel laboratorio medico - il cobas b 101 è un valido aiuto per lo screening, la diagnosi e il monitoraggio a lungo termine dei Pazienti.

Il cobas b 101 sistema PST consente il monitoraggio combinato del controllo del glucosio nel sangue a lungo termine e importanti lipidi nel sangue (HDL e LDL colesterolo e trigliceridi) e, quindi, misura due indicatori chiave per la diagnosi di sindrome metabolica. La determinazione di emoglobina glicosilata (HbA1c) promuove il monitoraggio mirato e il trattamento dei pazienti diabetici. La misurazione del profilo lipidico fornisce informazioni sul fatto che il paziente ha un aumentato rischio di malattie cardiache e vascolari.

Il sistema è molto semplice, non richiede appuntamento, né prescrizione medica, né risvegli all’alba (si va in farmacia negli orari di apertura) e non occorre essere a digiuno.

Guardate questo breve video in Youtube:

BUON AUTOCONTROLLO E ARRIVEDERCI ALLA MANIFESTAZIONE DI MARTEDI' 13 NOVEMBRE 2018