domenica 30 settembre 2018

PROGETTO SERENA - UN CANE ALLERTA DIABETE PER AMICO



L’ ASSOCIAZIONE DIABETICI DI ROVIGO ALL’APPUNTAMENTO CON I CANI ALLERTA NEL DIABETE DEL PROGETTO SERENA ONLUS IN PIAZZETTA ANNONARIA
Nella bella cornice  della Piazza Annonaria, che ripropone la pianta dell’antico chiostro dello storico convento dei Domenicani fino al 1770 e delle monache domenicane terziarie fino al 1810, accanto alla Chiesa di Sant’Antonio Abate, nota come Chiesa di San Domenico, L’Associazione diabetici di Rovigo ha organizzato, il 22 settembre u.s., un incontro interessante con lo staff del “Progetto Serena–Cani allerta nel diabete “, cui hanno partecipato soci e cittadini, diabetici e non per  ascoltare con curiosità la novità di cani salvavita per amici, utili soprattutto a bambini e anziani diabetici. L’incontro della seconda iniziativa prevista dalla 1a Edizione di DOLCE –MENTE, approccio ragionato all’universo diabete, era intitolato Progetto Serena: un cane salvavita per amico, ricordando che la prima iniziativa intitolata Attività fisica, sport e diabete, si era tenuta in Piazza Vittorio Emanuele il giovedì 20 u.s. all’interno della manifestazione Sport Village, promossa da Coni e Panathlon di Rovigo.

L’evento, voluto dall’Associazione diabetici è stato promosso con il Patrocinio del Comune, della Provincia, dell’ULSS 5, dell’ASM Set e della Croce Rossa e con la collaborazione del Panathlon di Rovigo, di ViviRovigo, de Il Circolo di Rovigo, della Rete Solidale e culturale, con il sostegno di La Fattoria, Fideuram e ASM SET. Hanno portato il loro saluto le Autorità presenti e i Presidenti delle Associazioni, che hanno collaborato per la realizzazione dell’evento.

Lo staff dell’Associazione Progetto Serena Onlus di Cerea, rappresentato da Roberto Zampieri, fondatore e ideatore del Progetto, da Serena Asteggiano Presidente e da Rosa Alestra Vice Presidente, ha presentato il Progetto non senza aver mostrato prima  due cani  allerta (Olli e Nala ), donati e consegnati ai membri dello Staff da due giovani ragazzi (Rebecca e Parigi) venuti da Firenze perché fossero assegnati a due bambini diabetici: uno dell’Abruzzo e l’altro della Sardegna. Questi esempi di generosità hanno fatto fanno allargare il cuore ai presenti, che hanno compreso come ci siano ancora tante persone che pongono al primo posto delle priorità di vita il valore dell’aiuto alle persone in difficoltà.  

Il Progetto Serena, ha spiegato Roberto Zampieri, è nato nel 2013  e con caratteristiche diverse da simili esperienze praticate in altri paesi: “in quanto organizzazione di Volontariato Onlus si pone l’obiettivo di far avere al diabetico, che vive talora con difficoltà questo disturbo metabolico, un cane allerta nel diabete  come un amico che si prende cura di lui in cambio di affetto”.
Roberto Zampieri, dopo aver portato le testimonianze di diabetici e familiari, che hanno visto cambiare la loro vita con questi cani salvavita, ha tenuto a precisare che essi non si sostituiscono al medico e alle medicine o alla terapia, ma svolgono una attività di sostegno alla vita e al benessere del diabetico, che molte volte si è rivelata decisiva, meritandosi il nome di cani salvavita. 
La bontà dei risultati del Progetto Serena, ha continuato l’esperto cinofilo, ha fatto si che in molte città del territorio nazionale sorgessero sedi collegate, personale qualificato e certificato, aumento consistente del numero delle richieste da parte di diabetici e dei loro familiari. Tant’è che i Cani, già pronti nel mese di agosto di quest’anno nel numero di 20, diventeranno 50 nei prossimi mesi per raggiungere il numero di 120  nell’anno prossimo  su tutto il  territorio nazionale.  

Alla fine Roberto Zampieri ha sintetizzato in queste parole la filosofia del Progetto Serena sul rapporto stretto tra diabetico, che soffre, e il cane, che pensa: “Caro amico, ti voglio bene, sento l’odore e perciò so che non stai bene, ti avviso in modo che tu possa stare meglio; se non mi senti e non ti correggi, chiedo aiuto; e se in casa non c’è nessuno, vado verso quell’aggeggio che se lo schiaccio fa rumore”.  In queste poche righe c’è una filosofia di vita che vede, nello specifico, il diabetico e il cane far parte di una vita in comune in cui l’uno si prende cura dell’altro durante la giornata e durante la notte. 

Questa prospettiva nuova ha fatto breccia nell’attenzione degli astanti, che all’atto dei saluti finali hanno voluto avere qualche documento in più come il fumetto intitolato: Sofia e Hope: una storia d’amore. Con il fiuto ti aiuto e il numero telefonico dell’Associazione per eventuali contatti in caso di bisogno.


Il Direttivo dell’Associazione diabetici di Rovigo. 





SPORT E ATTIVITÀ FISICA: MOTIVAZIONE, IMPEGNO E FATICA PER VINCERE IL DIABETE



 SPORT E ATTIVITÀ FISICA: MOTIVAZIONE, IMPEGNO E FATICA 

PER VINCERE IL DIABETE






Il racconto e le immagini di Marco Peruffo, prossimo cinquantenne, alpinista (diabetico di tipo 1 dall’età di 10 anni, condizione nella quale il pancreas non produce insulina), presente a Rovigo il 20 settembre 2018, invitato da “panathlon club international” co-organizzatore con  l’Associazione Diabetici di Rovigo della Prima Edizione di “DOLCE-MENTE”  (approccio ragionato all’universo diabete), che prevedeva due eventi, il primo dei quali lo “SPORT-ATTIVITÀ FISICA E DIABETE” ed un secondo evento svoltosi sabato 22 settembre con tema il “PROGETTO SERENA – UN CANE SALVAVITA PER AMICO”.
Marco Peruffo, veneto vicentino, da circa trenta anni coltiva la passione per l’alpinismo: è stato il primo diabetico italiano e secondo al mondo a scalare una montagna di 8000 metri (è arrivato fino a 7100 metri a causa delle proibitive condizioni) senza l’utilizzo di ossigeno supplementare né l’aiuto di portatori d’alta quota. Ha raccontato questa sua esperienza e commentato due video che non abbiamo riportato in questo nostro a causa della scarsa qualità delle immagini dovute alla luce diurna, preferendo estrarre da un suo video in rete (prodotto per la BAYER) alcune sequenze che abbiamo messo alla fine.
È fondatore e presidente dell’associazione di promozione sportiva A.D.I.Q. (Alpinisti Diabetici In Quota) che dal 2001 promuove l’attività fisica in montagna tra i giovani con diabete. 
Il suo modo e la passione profusa nel raccontare le sue esperienze, hanno rappresentato la “ciliegina finale”, non tanto come suggerimento da imitare per la maggior parte delle persone che hanno problemi, ma come dimostrazione che in tutte le sfide è necessaria la “motivazione”.
In questa manifestazione il suo intervento è stato introdotto, da Giampaolo Milan, presidente della PANATHLON di Rovigo e dal dott. Francesco Mollo, il quale ha ricordato che Marco Peruffo è già stato testimone a Rovigo, nell’anno 2005 in analoga manifestazione nella quale si è parlato di diabete e altre patologie e dello sport ed attività fisica quale cura, preludio e promozione delle varie iniziative della sanità locale che sono state realizzate successivamente.
Guardiamo il video ed ascoltiamo le parole di Marco. Il suo esempio, come quello degli altri numerosi sportivi con diabete, è la prova provata che l’attività fisica costante è la medicina necessaria per contrastare tutte le forme di diabete e altre patologie. Ognuno di noi lo deve fare secondo le proprie capacità, problemi e prescrizione del medico, che non deve più dire “muoviti di più” ma fare vera diagnosi e dare precise istruzioni come previsto dalle recenti deliberazioni della Regione Veneto.
Da parte nostra  dobbiamo "vincere il timore della fatica" e riabituarsi ad aver la “voglia” di far fatica per ottenere salute e soddisfazione, come competizione personale per raggiungere il traguardo di una serena e sana vecchiaia. Questa è la "motivazione" da seguire con costanza e impegno.
A proposito del timore e paura della “fatica”, Marco Peruffo ha concluso citando Pierre De Coubertin, fondatore delle moderne Olimpiade, che considerava la fatica come un “perfetto sistema democratico” in grado di restituire a ciascuno il beneficio in proporzione alle capacità e impegno profusi. 
Pino Schiesari













venerdì 28 settembre 2018

ROVIGO 20 .09. 2018 - INTERVENTO DI ANTONELLA RICCI - SPORT ATTIVITÀ FISICA E DIABETE


LA MEDICINA BUONA: “CAMMINARE 
CON I BASTONCINI”



Il titolo è la sintesi dell’intervento di Maria Antonella Ricci, Istruttore Federale di Nordic Walking della Federazione Italiana Atletica Leggera (FIDAL). nella manifestazione di Rovigo del 20 settembre 2018 organizzata dall’ Associazione Diabetici di Rovigo, quale evento previsto nella cornice della 1^ Edizione di DOLCE-MENTE  (approccio ragionato all’universo diabete), che prevedeva due eventi, il primo dei quali lo “SPORT-ATTIVITÀ FISICA E DIABETE” ed un secondo evento svoltosi sabato 22 settembre con tema il “PROGETTO SERENA – UN CANE SALVAVITA PER AMICO”.

Esordisce precisando che parlerà di “camminata con i bastoncini”, che è un’altra cosa rispetto al vero e proprio Nordic Walking, dove viene insegnata la tecnica dei movimenti di varie parti del corpo”. Questo perché stiamo parlando di malattie e patologie come il diabete e malattie dismetaboliche e di persone che contemporaneamente hanno anche altre patologie.

Spiega che “camminare con i bastoncini” vuol dire utilizzare la parte superiore del corpo, poiché i bastoncini alleggeriscono il peso sulle articolazioni e sulla colonna vertebrale. La camminata con i bastoncini è un tipo di attività fisica che possono fare le persone che hanno anche problemi di sovrappeso, persone che hanno problemi alle articolazioni.

È il farmaco buono, ma tante volte le persone si dimenticano di prenderlo.  È una attività fisica aerobica che se fatta regolarmente è il toccasana per migliorare il proprio stile di vita la propria condizione fisica e mentale.
Prendendo atto che sono i medici a personalizzare e prescrivere l’attività fisica, lancia una domanda provocatoria: “Se il medico prescrive l’insulina tutti i giorni…. la fate vero? E se vi prescrive la cardio-aspirina …. la prendete vero? M se vi prescrive un tipo di attività fisica a voi adatta … perché dimenticate di farla?”

Parla di esperienze personali con un gruppo di 40 persone fatte camminare con i bastoncini per 100 giorni e dei benefici riscontati.

Tornando alla “camminata con i bastoncini”, insiste sul fatto che è una medicina che non costa niente. Ma sarà il medico a dover valutare cosà si può o non si può fare. I tecnici sono a disposizione dei medici i quali dovranno dare indicazioni su ciò che non si può fare.
È stato un intervento appassionato e convincente.
Alla fine del video ho aggiunto  sequenze estratte da un video di 
“7 Gold”

Pino Schiesari

giovedì 27 settembre 2018

DR. F. MOLLO: SPORT/ATTIVITÀ FISICA E DIABETE - ROVIGO 20/09/18


ROVIGO - VENETO  - 20 settembre 2018 
1^ Edizione di "DOLCE - MENTE"
(approccio ragionato all'universo diabete)
Intervento del Dott. Francesco Mollo, Responsabile del Centro Antidiabetico dell'ULSS 5 Polesana 



Il video è pubblicato in Youtube, cliccare sull'immagine, ma prima leggere la presentazione

L’ATTIVITÀ FISICA COME PREVENZIONE E CURA 
DEL DIABETE E ALTRE PATOLOGIE
ORA PRESCRIVIBILE DAI MEDICI IN MODO PERSONALIZZATO

Il titolo è la sintesi dell’intervento centrale del Dott. Francesco Mollo, Responsabile del Centro Antidiabetico dell’USLL 5 Polesana, nella manifestazione di Rovigo del 20 settembre 2018 organizzata dall’ Associazione Diabetici di Rovigo, quale evento previsto nella cornice della 1^ Edizione di DOLCE-MENTE  (approccio ragionato all’universo diabete), che prevedeva due eventi, il primo dei quali lo “SPORT-ATTIVITÀ FISICA E DIABETE” ed un secondo evento svoltosi sabato 22 settembre con tema il “PROGETTO SERENA – UN CANE SALVAVITA PER AMICO”.

Nel video viene trasmesso l’intervento integrale pubblicato in Youtube nel mio canale PinoSchiesari e inserito nella playlist “diabete”, dove ci sono tutti i video dell’Associazione.  In coda, un breve riassunto visivo della manifestazione. Visibili le immagini del bravissimo “presentatore” e “coordinatore” della manifestazione, Giampaolo Milan Presidente della Panathlon di Rovigo. 

Gli altri due interventi in “tema” di Maria Antonella Ricci, istruttrice di “Nordic Walking – Camminata Nordica” e dell’alpinista Marco Peruffo, (ADIQ - Alpinisti Diabetici in Quota), saranno pubblicati integralmente successivamente a questo video.

Gli interventi sul “tema” sono stati preceduti da Patrizia Borile, rappresentante dell’Amministrazione di Rovigo, da Fedele Riccio, Segretario dell’Associazione Diabetici e dalla Coordinatrice Regionale delle Associazioni diabetici del Veneto Manuela Bertaggia.

L’evento avrebbe dovuto svolgersi nella sala della Gran Guardia, ma la quasi contemporanea manifestazione di giovani organizzata dal Coni di Rovigo, nella adiacente Piazza, ha offerto una preziosa occasione. Sebbene i molti giovani presenti non abbiano seguito gli interventi, sicuramente la loro presenza non è stata indifferente. Alcune loro foto sono state inserite nel “veloce” riassunto visivo.    

Il video  realizzato con una piccola telecamera manuale “Sony” e contiene qualche imperfezione negli “zoom”.

Pino Schiesari


domenica 23 settembre 2018

ROVIGO, SPORT - ATTIVITÀ FISICA E DIABETE 20 SETTEMBRE 2018

ROVIGO, I DIABETICI E I GIOVANI IN PIAZZA - L’ATTIVITÀ FISICA FA BENE ALLA SALUTE - PREVENZIONE E TERAPIA

Un breve riassunto dell'evento con promessa di pubblicare gli interventi completi riguardanti il tema




ROVIGO, I DIABETICI E I GIOVANI IN PIAZZA ,  L’ATTIVITÀ FISICA FA BENE ALLA SALUTE -  PREVENZIONE E TERAPIA

Questo principio lo abbiamo appreso tutti fin da ragazzi a scuola, nelle ore dedicate alla ginnastica e nei vari sport del doposcuola. Con il passare degli anni lo abbiamo dimenticato per tante ragioni, la principale delle quali il lavoro, molto spesso sedentario.

A ricordarci che l’attività fisica fa bene,  una moltitudine di ragazzi con maglietta di vari colori presenti in piazza per tutta la durata dell’evento “DOLCE-MENTE” – 1^ EDIZIONE” del 20 settembre, dal tema “SPORT – ATTIVITÀ FISICA E DIABETE”. Bello poi vederli tutti quei ragazzi prendere posto sulle sedie prima occupate dagli anziani.

A rendere possibile l’eccezionale e stimolante abbinamento è stata l’Associazione PANATHLON di Rovigo,  il CONI di Rovigo e la Polisportiva “MARZANA” di Granzette. 
Grazie a Giampaolo Milan, presidente di PANATHLON, che ha presentato e ravvivato l’evento con le sue coinvolgenti spiegazioni in tema, è stato possibile collegare in un unico contesto l’evento.
Dopo il saluto a nome del Sindaco di Rovigo, dell’Assessore @Patrizia Borile, l’intervento del  segretario dell’Associazione Diabetici, @Fedele Riccio, e della coordinatrice regionale @Manuela Bertaggia, il tema è stato sviluppato negli interventi del Dott. @Francesco Mollo, responsabile della Diabetologia di Rovigo e in  quello della maestra di “Nordic Walking” @Maria Antonella Ricci, le due facce della medesima medaglia.  

L'attività fisica è prevenzione per tutti e cura per chi ha il diabete. È una medicina che si può personalizzare, come i medicinali e la corretta alimentazione.  Prescrizioni che vanno “tutte” seguite nelle “dosi” indicate. L’esempio minimo che suggerisce la “maestra” non riguarda il vero “Nordic Walkink”, disciplina con regole, ma la più semplice camminata con i “bastoncini” per coinvolgere tutto il corpo, in aiuto e alleggerimento degli arti inferiori.

Per vincere la battaglia personale nella malattia del Diabete è necessaria la “motivazione”. Di questo elemento essenziale ha parlato  l’alpinista @Marco Peruffo, 49 anni, diabetico di tipo 1 dall’età di 10 anni. Coltiva la passione per l’alpinismo: è stato il primo diabetico italiano e secondo al mondo a scalare una montagna di 8000 metri senza l’utilizzo di ossigeno supplementare né l’aiuto di portatori d’alta quota. È fondatore e presidente dell’associazione di promozione sportiva A.D.I.Q. (Alpinisti Diabetici In Quota) che dal 2001 promuove l’attività fisica in montagna tra i giovani con diabete.  Il suo modo e passione profusa nel raccontare le sue esperienze hanno rappresentato la “ciliegina finale”, non tanto come suggerimento da imitare per la maggior parte delle persone con problemi, ma come dimostrazione che in tutte le sfide è necessaria la “motivazione”.

Pino Schiesari

domenica 16 settembre 2018

CURA - PREVENZIONE DIABETE T2 16 SETT. 2018

MEDICINALI - DIETA - ATTIVITA' FISICA
NECESSARIO PERSONALIZZARE
MA NON SEMPRE SI RIESCE

Come individuare i futuri malati e «convincerli» ad adottare uno stile di vita sano prima che sia troppo tardi - a cura di Luigi Ripamonti /CorriereTV Il dottor Lorenzo Piemonti, direttore del Centro di ricerca sul diabete presso l’ospedale San Raffaele di Milano, ci spiega come viene affrontata oggi questa patologia. Le strategie vanno dai farmaci all’educazione verso i corretti stili di vita. Le medicine sono tagliate su misura e il medico può aiutarci a scegliere quelle più adatte a noi. Il professore ci parla delle nuove scoperte genetiche sul diabete, di quanto contano l’ereditarietà e l’ambiente percentualmente. La nuova strada è quella di tracciare l’identikit del futuro malato in modo da raggiungerlo prima di sviluppare la patologia, anche aiutandosi con l’intelligenza artificiale.

DA CORRIERE DELLA SERA - SALUTE 



da DottNet


Funzione anti-diabete per i cibi ricchi di fibre (11/03/2018)


Enzo Bonora, già presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid)

Una dieta ricca di fibre svolge una funzione anti-diabete perché aumenta i batteri 'amici' presenti nell'intestino, migliorando il controllo degli zuccheri nel sangue. Uno studio pubblicato su Science getta le basi per un intervento in grado di migliorare la vita dei quasi 4 milioni di italiani che soffrono di diabete. Il diabete di tipo 2 è una malattia legata agli stili di vita che riduce la capacità dell'insulina di regolare la presenza di zuccheri nel sangue, causando danni a tessuti e organi.  
Precedenti ricerche hanno mostrato che le persone che consumano più fibre hanno un rischio più basso di svilupparlo. Per indagare sul legame tra fibre e diabete, i ricercatori Rutgers University, nel New Jersey, hanno diviso i partecipanti allo studio in due gruppi, la metà dei quali ha ricevuto una dieta standard e l'altra metà una dieta simile ma con alti livelli di fibre, come i cereali integrali. Dopo 12 settimane, il secondo gruppo mostrava maggiore riduzione dei livelli di glucosio nel sangue. I ricercatori hanno visto che l'aumento delle fibre aveva potenziato in particolare un gruppo di circa 15 batteri intestinali, favorendo la produzione di alcuni acidi grassi a catena corta (acido acetico e acido butirrico) che derivano dalla fermentazione dei carboidrati introdotti con il cibo.  
Questi composti creano un ambiente più acido nell'intestino, portando ad un aumento della produzione di insulina e a un migliore controllo della glicemia. "Appare sempre più importante - sottolinea Enzo Bonora, già presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid) - il ruolo dell'intestino nello sviluppo e nel controllo del diabete. In questo caso i batteri, potenziati dal consumo di fibre, agiscono sul cibo introdotto e ne ricavano sostanze che svolgono funzioni simili agli ormoni e quindi regolano il controllo della malattia. Le fibre alimentari, quindi, cambiano la flora intestinale in senso 'anti-diabetico'".

Una porzione di cereali integrali al giorno protegge dal diabete (12/09/2018)

Dai fiocchi di avena al pane di segale, chi preferisce i cereali integrali a quelli raffinati ha un rischio più basso di sviluppare diabete tipo 2. A confermare con ampi numeri i benefici delle fibre è uno studio pubblicato sul The Journal of Nutrition. Per capire se i noti effetti antidiabetici del grano integrale potessero essere estesi anche ad altri cereali non raffinati, i ricercatori della Università di tecnologia Chalmers a Göteborg, in Svezia, hanno esaminato i dati di 55.465 partecipanti attraverso uno studio di coorte danese. Tutti avevano tra i 50 ei 65 anni e non avevano inizialmente il diabete, ma 7.417 di loro hanno sviluppato la malattia nel corso di 15 anni.  Tuttavia, coloro che hanno riferito di aver consumato almeno 50 grammi al giorno di cereali integrali il rischio di diabete era molto inferiore. In particolare era del 22% più basso per le donne e del 34% più basso per gli uomini, rispetto a chi ne assumeva la quantità minima
. "Il risultato integra altri dati riportati in precedenza - commenta Enzo Bonora, past president della Società Italia di Diabetologia (Sid) -, ma è particolarmente solido per la numerosità campionaria e per l'aver incluso la valutazione di molti fattori potenzialmente confondenti quali consumo di alcol, fumo, attività fisica. Interessante è che i risultati erano sovrapponibili a prescindere dal tipo di cereale (frumento, segale, avena) e dai differenti prodotti alimentari (pane integrale di frumento, pane di segale, muesli di avena). Questo rende ampia la scelta".  Le fibre, aggiunge, "mantengono una flora batterica intestinale metabolicamente più salutare, riducono l'aumento della glicemia dopo il pasto e questo determina un minore stress delle cellule che producono insulina". Quindi, conclude, "no all'esclusione dei carboidrati dalla dieta, come evidenziato anche in un recente studio pubblicato da Lancet Public Health, ma preferire quelli poco raffinati. In un momento in cui i media veicolano messaggi spesso confondenti sull'alimentazione, è importante restare ancorati a quello che viene documentato dalla scienza". 

IL NUOVO SITO WEB DELL'ASSOCIAZIONE DIABETICI DI ROVIGO






venerdì 7 settembre 2018

ATTIVITÀ FISICA TERZO PILASTRO DI PREVENZIONE AL DIABETE


ATTIVITÀ FISICA TERZO PILASTRO 

DI PREVENZIONE AL DIABETE


A Rovigo giovedì 20 settembre, alle ore 17, presso la Sala della Gran Guardia, ci sarà un evento importantissimo su una malattia troppo spesso sottovalutata, perfino dagli stessi ammalati: IL DIABETE.
Il progresso e la tecnologia hanno fornito all'uomo strumenti per eliminare ogni tipo di fatica nel lavoro. Si lavora seduti davanti alle macchine operatrici, oppure ad una scrivania ... e così via.
A casa seduti a pranzo e dopo la cena il programma preferito alla TV in comoda poltrona.
Si diventa anziani e insorge il diabete con altre complicazioni. I medici ci prescrivono le medicine, ci danno indicazioni sulla dieta e ci raccomandano di fare movimento.
Ecco questi sono i tre pilastri sui quali dovrebbe basarsi il contrasto a questa subdola malattia che ormai conta numeri da vera e propria pandemia: in Polesine sono circa 20.000 le persone ammalate, in Italia circa 3.300.000, nel mondo 400 milioni e saranno 650 nel 2040.
Sembra facile: prendi le medicine, fai la dieta mediterranea, ma come fare attività fisica?
Dopo una vita seduti, addiritura con gli stessi medici che raccomandavano di non "usurare" i propri organi vitali.
La ricerca scientifica in questo settore ha modificato radicalmente l'opinione, ma l'ostacolo sono le persone, i loro stili di vita indotti, le stesse strutture sanitarie inadeguate. Sostanzialmente si tratta di recuperare la "terza gamba persa", rispetto ai tre elementi per contrastare e prevenire la malattia: FARMACI, DIETA, ATTIVITA' FISICA.
Cambiare deve essere possibile se ci teniamo ad evitare il diabete e le sue complicanze.
L'avvenimento è sicuramente una occasione da non perdere e partecipare rappresenta il primo passo individuale.
Le premesse ci sono tutte: l'introduzione del Dr. Francesco Mollo responsabile della Diabetologia di Rovigo, l'intervento della D.ssa Paola Pavan Dirigente Medico Medicina dello Sport e gli interventi della "Panathlon International" di Rovigo e della "Polisportiva Marzana" di Granzette.


L'articolo a firma Pino Schiesari è stato pubblica in "Pro Polesine", pagina FB network, collegata ai gruppi FB di Rovigo, Polesine, Nord-Est, e condiviso negli stessi. 

mercoledì 5 settembre 2018

ANZIANO CON DABETE T.2 E ATTIVITÀ FISICA




L'articolo che pubblichiamo è stato estratto da https://tuttodiabete.it/sport/
Puoi leggerlo qui di seguito in questo post, oppure clicca sulla foto qui sopra "Quale attività fisica per l'anziano con diabete?"
Nel sito ci sono molti altri articoli sull'argomento; riportiamo le immagini sulle quali cliccare per leggere. Nell'articolo qui sotto (quello dell'immagine di testa) abbiamo organizzato in una tabella "le attività fisiche consentite e controindicate" in presenza di alcune complicanze.







Anche l’anziano con diabete di tipo 2



deve fare attività fisica?

La risposta è sì,

perché l’esercizio fisico regolare ha sempre una funzione benefica, persino terapeutica: l’importante è saper scegliere quello giusto, proporzionato alle caratteristiche della persona. Bisogna tenere conto dell’età, della durata e condizione generale del diabete, delle eventuali complicanze in corso, delle fragilità del singolo individuo e anche dei tempi più opportuni per svolgerla, a seconda del proprio stato fisico del momento.

Se la scelta è fatta correttamente, la pratica di una attività fisica costante aiuta il soggetto anziano con diabete a stare meglio fisicamente, ma anche psicologicamente (e le due cose si influenzano reciprocamente).
Sid e Sigg: “L’esercizio fisico deve essere parte integrante del management del paziente anziano diabetico ed è associato a benefici nella mobilità, equilibrio, riduzione del rischio di caduta, benefici psicologici, e miglioramento della qualità di vita”.

In un recente documento congiunto (“Personalizzazione del trattamento dell’iperglicemia nell’anziano con diabete tipo 2”, la Società italiana di diabetologia (Sid) e la Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) hanno dedicato una specifica attenzione al tema, ricordando che “l’esercizio fisico deve essere parte integrante del management del paziente anziano diabetico ed è associato a benefici nella mobilità, equilibrio, riduzione del rischio di caduta, benefici psicologici, e miglioramento della qualità di vita”.
Sid e Sigg osservano poi che “nonostante sia l’età sia il diabete riducano la performance e la forza muscolare, l’attività fisica migliora lo stato funzionale negli anziani con o senza diabete. Anche un esercizio a bassa intensità può comportare un punteggio più elevato nel benessere fisico e psicologico del paziente. I programmi di attività fisica possono quindi essere implementati con successo nel paziente anziano con diabete, ma devono tenere in considerazione le patologie spesso co-presenti, che possono interferire con la possibilità di iniziare e di mantenere tali programmi, quali le patologie cardiovascolari e muscoloscheletriche. Mentre l’efficacia dell’esercizio aerobico sul metabolismo glucidico e lipidico è tuttora controversa, esercizi di resistenza, o l’alternanza di esercizi aerobici e di resistenza, risultano in un miglior controllo glicemico, miglioramento della forza, della composizione corporea e della mobilità in generale”. Per mantenere nel tempo l’adesione a un programma di attività fisica (come d’altronde a uno schema dietetico.nutrizionale) -aggiungono le due società- “è necessaria una supervisione e un monitoraggio da parte degli operatori sanitari e/o dei caregiver, che pertanto devono avere conoscenze specifiche”.

Se un anziano con diabete di tipo 2 è autosufficiente e ha autonomia funzionale e cognitiva, vale la pena di incoraggiarlo a compiere attività fisica simile a quella di diabetici adulti più giovani.

Nel loro position paper le due società scientifiche tengono a ricordare che il loro documento “rappresenta la posizione ufficiale della Società italiana di diabetologia (Sid) e della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) ma non può essere visto come prescrittivo per il singolo paziente e non può sostituire, in ogni caso, il giudizio clinico”. Il testo contiene però principi di orientamento generale importanti.
In particolare, vi sono alcune indicazioni sull’attività fisica da consigliare ai pazienti con diabete di tipo 2 a seconda delle loro condizioni di autosufficienza o fragilità.
Per quanto riguarda i pazienti autosufficienti, è opportuno “incoraggiare gli anziani diabetici che godono di un’autonomia funzionale fisica e cognitiva a compiere attività fisica con target simili a quelli di diabetici adulti più giovani. Si raccomanda di ridurre i periodi di sedentarietà e di svolgere un qualche tipo di attività fisica (anche solo camminare) dopo ogni 90 minuti trascorsi in posizione seduta o sdraiata. Si raccomandano almeno 150 minuti per settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità, suddivisa in 3 giorni (non più di 2 giorni consecutivi senza esercizio fisico). Se non ci sono controindicazioni, si raccomanda di svolgere anche esercizi di stretching e di rafforzamento secondo le proprie capacità, almeno due volte alla settimana”.
Se la persona anziana con diabete di tipo 2 invece non è autosufficiente, è meglio “incoraggiare programmi di esercizi a bassa intensità, da seguire a domicilio, per migliorare la performance fisica e mantenere il più possibile autonomia in alcune attività di vita quotidiana e nella mobilità.
Quando i pazienti sono fragili, è bene “garantire un training per l’equilibrio ed esercizi di rafforzamento per migliorare la performance fisica, la forza negli arti inferiori e prevenire un ulteriore declino funzionale associato alla sarcopenia”, cioè alla riduzione della massa muscolare.

Se vi sono complicanze in corso, è opportuno fare particolare attenzione nella scelta dell’esercizio fisico da praticare: vi sono attività consentite e altre invece controindicate, a seconda del tipo di complicazione di cui la persona con diabete soffre.

Nel libro 
Fare sport con il diabete” (di Gerardo Corigliano, Mariano Agrusta e Cristina De Fazio) gli autori ci dicono che “negli anziani diabetici le attività consigliabili sono quelle meno intense, ma non esistono particolari limitazioni per chi ha cominciato a praticare un’attività motoria fin dall’infanzia e l’ha proseguita in maniera costante”. Però, la scelta dipende dalle condizioni di salute della persona, in particolare dalla eventuale presenza di complicanze. Il volume fornisce quindi alcune indicazioni generali su che cosa si può fare e che cosa invece è controindicato per pazienti anziani con diabete di tipo 2 che abbiano in corso qualche complicanza. È chiaro peraltro che per ogni singolo paziente la valutazione e la scelta individuale dovrà essere fatta secondo il parere del diabetologo.


ATTIVITÀ FISICHE IN PRESENZA DI COMPLICANZE


Complicanze




Attività
consentite


Attività
controindicate


Cardiopatia ischemica Nuoto, marcia, cyclette Non fare attività se la frequenza
cardiaca è alta e ci sono alterazioni nel ritmo
Retinopatia background (non proliferante) e ipertensione


Cyclette, footing, jogging, nuoto Sollevamento pesi, body building, canottaggio, windsurf
Retinopatia proliferante Marcia, Cyclette Anaerobici o isometrici (salti e scuotimenti del capo)
Neuropatia sensitiva distale Marcia, Cyclette Attività controindicate di squadra, giochi sulla spiaggia, danza aerobica, cora di fondo
Neuropatia clinicamente evidente (lieve o subclinica) Nuoto, marcia Ogni altro tipo
Arteriopatia obliterante Marcia

Scompenso glicometabolico Nessuna Ogni tipo fino al ripristino dell’equilibrio metabolico


Inoltre, raccomandano gli autori, “una particolare attenzione va rivolta alla cura dei piedi e, in considerazione del rischio di cardiopatia silente, è opportuno eseguire l’elettrocardiogramma (Ecg) a riposo (l’Ecg da sforzo soltanto in casi dubbi e per soggetti che praticano attività fisiche impegnative). Tuttavia, la presenza di una cardiopatia ischemica non preclude l’attività fisica, che riduce la morbilità anche nei soggetti infartuati, ma è preferibile che il programma venga proposto da un centro di riabilitazione per cardiopatici”.


lunedì 3 settembre 2018

L'ATTIVITÀ FISICA E IL DIABETE - DA RAI 3 TUTTA SALUTE

Il video può essere guardato nella versione integrale: 


questa è la parte che riguarda l'intervista  ad Alberto Aglialoro Diabetologo presso il Servizio di Endocrinologia Diabetologia e Malattie Metaboliche dell’Ospedale Villa Scassi a Genova




DA RAI 3 - TUTTA SALUTE - L'ATTIVITÀ FISICA

E IL DIABETE


"ALZATI E PREVIENI"

Non è una battuta, ma una delle tre medicine fondamentali 

per la cura e la prevenzione della malattia e delle sue 

complicazioni: 


FARMACI, DIETA, ATTIVITA' FISICA.



«L’attività fisica fa bene a tutti e a tutte le età», spiega Alberto Aglialoro Diabetologo presso il Servizio di Endocrinologia Diabetologia e Malattie Metaboliche dell’Ospedale Villa Scassi a Genova, «è un formidabile strumento di prevenzione. Del diabete di tipo 2 e di altre malattie cardiovascolari e cardiometaboliche».



«Eppure», continua Aglialoro che fa parte del Gruppo di Studio interassociativo AMD SID Attività fisica e Diabete (GAF), «diverse indagini condotte in Italia hanno documentato che oltre il 30% della popolazione diabetica è sedentaria. Dobbiamo diffondere la cultura dell'attività fisica come strumento di prevenzione e cura del diabete sin dall'esordio della malattia. Purtroppo, tutt’oggi, nonostante la copiosissima letteratura scientifica in merito all’argomento il diabetologo prescrive troppo raramente, in modo strutturato, l’attività fisica al paziente diabetico: in media solo una volta su tre».


«I benefici dell’attività fisica sulla salute sono innumerevoli», ricorda il medico genovese, «basti pensare che chi si muove letteralmente muore meno: detto in termini tecnici si riduce la mortalità per tutte le cause: cardiovascolari e perfino per alcuni tipi di tumori». Ovviamente l’attività fisica migliora il compenso del diabete, la pressione arteriosa, abbassa il colesterolo cattivo, riduce il rischio di fratture «per non parlare del miglioramento constatato nell’autostima e il senso di benessere psicologico».
Per raggiungere questi risultati non è necessario allenarsi come degli atleti. «Per ottenere una sensibile riduzione del rischio CV o un effetto di prevenzione del diabete dell’adulto la “dose minima appropriata” è stimata in 150 minuti alla settimana di esercizio fisico aerobico a media intensità se si tratta di una attività strutturata, programmata e supervisionata da un preparatore atletico adeguatamente formato. Una “dose” compatibile con la vita quotidiana di molte persone e al tempo stesso straordinariamente superiore alla media. È importante la frequenza dell’esercizio fisico: gli effetti sull’insulinoresistenza non durano più di 2-3 giorni, meglio quindi non far passare più di 2-3 giorni fra una seduta e l’altra» nota Aglialoro.







La persona con diabete può affrontare qualunque attività fisica, se ci sono delle complicanze vale la pena di discuterne con il Diabetologo. «Sicuramente l’attività fisica non va improvvisata. È una medicina e come tale va prescritta nelle ‘dosi’ e nelle modalità di assunzione», ricorda Aglialoro. Molte esperienze sfortunate che hanno convinto erroneamente le persone che ‘l’esercizio fisico non fa per loro’, sono dovute semplicemente a errori nel ‘dosaggio’. «L’ideale sarebbe far riferimento a un team che comprende diverse competenze: Diabetologo, Infermiere professionale, Laureato in Scienze Motorie per inquadrare il paziente, definire il profilo clinico del paziente e scegliere per ogni paziente il tipo di attività più idonea».





Le immagini sono state estratte dalla slide dell'intervista pubblicata nel sito di Diabete Italia, questo il link per scaricare in formato PDF: http://www.diabeteitalia.it/files/files/Aglialoro_slide.pdf