MANCA IL TEMPO
Ho incontrato il Prof. Enzo Bonora durante una pausa del
Convegno di Venerdì 21 febbraio che si è svolto a Rovigo, nell’Aula Magna della
Cittadella Sanitaria di Viale Tre Martiri, con tema “l’Aderenza Terapeutica e
il Diabete”. Gli ho consigliato di lanciare il suo video pubblicato due giorni
prima sul suo canale YouTube; sarebbe stato in tema come esempio di come
affrontare il dialogo con le persone diabetiche, specialmente quelle che
affrontano la malattia senza la consapevolezza della sua gravità.
È
mancato il tempo perché subito dopo sono seguiti senza alcuna pausa
altri interventi, compresa la Tavola Rotonda, nella quale è stato uno dei
“moderatori” ed è seguito un suo intervento con tema la “Medicina digitale e
l’uso dei Media come generatori di Aderenza”.
È mancato il tempo. Quel MOTIVO che il Prof. Bonora nel
suo intervento citato ha dichiarato
“CHE MANCA AGLI SPECIALISTI”.
Ma, non servono indagini per comprenderne i
motivi. Sono necessari più medici e risorse umane, coordinate con vera regia e normative
non burocratiche, che mettano al centro di ogni attività il bene dei malati.
È mancato il tempo. O, forse, il timore che il suo
“sermone” sia stato troppo severo nei confronti degli ammalati. Anche questo, un tema ed un motivo su cui
riflettere. Non è consapevole l’ammalato della pericolosità del diabete, perché
c’è indifferenza nella società ed anche in pubbliche istituzioni.
Ma il medico (tutti) ha il dovere morale ed etico di
spiegare ai malati quali sono i pericoli. Il medesimo dovere che ha nei
confronti delle “burocrazie” delle Istituzioni quando organizza Convegni alla
vigilia di importanti decisioni normative.
Pino Schiesari
Accorato appello del Prof. Enzo Bonora in un video pubblicato nella sua pagina Facebook che abbiamo condiviso nei social dell'Associazione Diabetici di Rovigo ed in altri gruppi.
Le parole ben
scandite hanno permesso la trasformazione del video in testo.
Qui il video con il testo letto in automatico
con voce femminile
Qui il video originale nel canale
del Prof. Enzo Bonora
Ben
ritrovati,
in questi ultimi mesi mi è capitato più volte di dovere fare
relazioni a convegni parlando di aderenza terapeutica e come sempre accade
quando devo fare una relazione mi sono andato a rivedere la letteratura,
questo perché è la letteratura che ci dà le informazioni per potere poi
raccontare cose che hanno un fondamento scientifico; ricordate sempre la
differenza fra scienza e aneddoti.
Ora, che cosa è emerso andandosi a riguardare la letteratura
sull'aderenza terapeutica nel caso del diabete?
È qualcosa di inquietante!
Intanto
vi dico che cos'è l'aderenza: aderenza vuol dire che una persona condivide con
chi la cura di dover prendere una certa medicina o di fare un certo tipo di
schema alimentare o un certo tipo di attività fisica, nella quantità giusta,
nei tempi e nei modi giusti.
Faccio un esempio: con il medico si condivide l'idea di prendere una certa medicina, una
pastiglia la mattina a colazione e la persona la prende davvero, sempre tutti i
giorni alla mattina a colazione. Se la prende davvero tutti i giorni l'aderenza
e 100 per cento. Se comincia a saltare qualche volta potrà scendere al 90 per
cento e via via andando su percentuali più basse.
Ora, quando l'agenzia italiana del farmaco va a vedere, in base alle
prescrizioni, come è l'aderenza degli italiani ai farmaci che riducono la
glicemia, purtroppo vede che l'aderenza è il 65 per cento circa; vale a
dire che una volta ogni tre quella persona non prende quello che dovrebbe
prendere …. e se uno non prende la pastiglia che abbassa la glicemia,
la glicemia ovviamente sarà più alta; se non prende la pastiglia che abbassa la
pressione, la pressione sarà più alta; se non prende la pastiglia che abbassa
il colesterolo, il colesterolo sarà più alto; e non è che possiamo poi
concludere e vabbè pazienza la glicemia sarà un po’ più alta, la pressione un
po’ più alta.
No!
Perché questo si traduce in una questione rilevante dal punto di vista
clinico, che potete immaginare. Ma vi faccio dei numeri per farvi capire questa
cosa: ora quando c'è una ridotta aderenza ad assumere determinate pastiglie per
la cura del diabete, questo si traduce ovviamente in un innalzamento
dell'emoglobina glicata, ma si traduce anche in un risultato che non
possiamo mettere in discussione perché è il fatto di essere vivi o morti, cioè
di vivere o morire.
Le persone che hanno una aderenza più bassa ai farmaci per il diabete,
hanno un aumento della mortalità di quasi il 30 per cento. Possiamo
rigirarla, se uno li prende regolarmente, ha una probabilità di morire ridotta
del 30 per cento; 30 per cento è tanto. Allo stesso modo si riduce di circa il
25 per cento a chi prende regolarmente i propri farmaci, la probabilità di
essere ricoverato in ospedale e, ovviamente, se non li si prende aumenta del 25
per cento.
Questo è veramente rilevante.
Faccio altri tre-quattro esempi che non hanno a che vedere con le medicine.
Se è una persona partecipa attivamente alla gestione del diabete, quindi è
pienamente aderente, a tutto quello che deve fare, per gestire la malattia, la
sua mortalità si riduce del 41 per cento.
Se una persona è pienamente aderente ai dettami della dieta mediterranea,
quindi è pienamente aderente, fa tutto quello che viene raccomandato di fare
per seguire la dieta mediterranea, la sua mortalità si riduce del 59
per cento; 59 per cento è tantissimo. E se uno
partecipa con regolarità a programmi di attività fisica moderata, o anche
vigorosa, avendo il diabete, sto parlando di persone con diabete, la mortalità è ridotta
del 26 per cento. Quindi essere molto aderenti significa, quale che sia la cosa a
cui si è aderenti, l'alimentazione, l'attività fisica, l'assunzione dei
farmaci, significa collocarsi in una situazione in cui il rischio di morire si
riduce considerevolmente.
È per quello che diciamo alla gente di mangiare in un certo modo, di
muoversi di più, di prendere regolarmente le medicine, perché vogliamo non che
abbiano solo la glicemia più bassa, il colesterolo più basso, la pressione più
bassa, dopo una settimana, dieci giorni, un mese, sei mesi. È perché
vogliamo che vivano di più, che vivano possibilmente meglio. E che
vivono di più, è la scienza che lo ha dimostrato e che ci ha fornito dei numeri
per capire questo fenomeno. Quindi, cari amici, se qualcuno vi ha detto di
mangiare in un certo modo, e quel certo modo si traduce in una riduzione della
mortalità, cercate di farlo!
Parlo di una riduzione della mortalità dimostrata dalla scienza,
non di chiacchiere in libertà!
Se
qualcuno vi ha detto di aumentare l'attività fisica in un certo modo, cercate
di farlo, perché vi allunga la vita; se qualcuno vi ha prescritto delle
medicine per ridurre la glicemia, o per ridurre il colesterolo, o per ridurre
la pressione, prenderle non è opzionale; non può essere un giorno sì e un
giorno no; un giorno ne prendo di più, un giorno ne prendo di meno; e così via.
Vanno prese regolarmente! Si è condiviso un progetto di cura con il
medico curante: quella cosa va fatta! Perché si vive di più!
Credo di aver spiegato il concetto dell'aderenza e quanto importante
sia!
Vi saluto, ci risentiamo in un'altra circostanza;
arrivederci.