sabato 29 febbraio 2020

ADERENZA TERAPEUTICA NEL DIABETE - PROF. ENZO BONORA


MANCA IL TEMPO

Ho incontrato il Prof. Enzo Bonora durante una pausa del Convegno di Venerdì 21 febbraio che si è svolto a Rovigo, nell’Aula Magna della Cittadella Sanitaria di Viale Tre Martiri, con tema “l’Aderenza Terapeutica e il Diabete”. Gli ho consigliato di lanciare il suo video pubblicato due giorni prima sul suo canale YouTube; sarebbe stato in tema come esempio di come affrontare il dialogo con le persone diabetiche, specialmente quelle che affrontano la malattia senza la consapevolezza della sua gravità. 

È mancato il tempo perché subito dopo sono seguiti senza alcuna pausa altri interventi, compresa la Tavola Rotonda, nella quale è stato uno dei “moderatori” ed è seguito un suo intervento con tema la “Medicina digitale e l’uso dei Media come generatori di Aderenza”.

È mancato il tempo. Quel MOTIVO che il Prof. Bonora nel suo intervento citato ha dichiarato 

CHE MANCA AGLI SPECIALISTI”.  

Ma, non servono indagini per comprenderne i motivi. Sono necessari più medici e risorse umane, coordinate con vera regia e normative non burocratiche, che mettano al centro di ogni attività il bene dei malati.      

È mancato il tempo. O, forse, il timore che il suo “sermone” sia stato troppo severo nei confronti degli ammalati.  Anche questo, un tema ed un motivo su cui riflettere. Non è consapevole l’ammalato della pericolosità del diabete, perché c’è indifferenza nella società ed anche in pubbliche istituzioni.  


Ma il medico (tutti) ha il dovere morale ed etico di spiegare ai malati quali sono i pericoli. Il medesimo dovere che ha nei confronti delle “burocrazie” delle Istituzioni quando organizza Convegni alla vigilia di importanti decisioni normative.   


Pino Schiesari


IL TESTO

Accorato appello del Prof. Enzo Bonora in un video pubblicato nella sua pagina Facebook che abbiamo condiviso nei social dell'Associazione Diabetici di Rovigo ed in altri gruppi. 

Le parole ben scandite hanno permesso la trasformazione del video in testo.

Qui il video con il testo letto in automatico
con voce femminile




Qui il video originale nel canale
del Prof. Enzo Bonora




Ben ritrovati,
 in questi ultimi mesi mi è capitato più volte di dovere fare relazioni a convegni parlando di aderenza terapeutica e come sempre accade quando devo fare una relazione mi sono andato a rivedere la letteratura, questo perché è la letteratura che ci dà le informazioni per potere poi raccontare cose che hanno un fondamento scientifico; ricordate sempre la differenza fra scienza e aneddoti.
 Ora, che cosa è emerso andandosi a riguardare la letteratura sull'aderenza terapeutica nel caso del diabete? 

È qualcosa di inquietante!

 Intanto vi dico che cos'è l'aderenza: aderenza vuol dire che una persona condivide con chi la cura di dover prendere una certa medicina o di fare un certo tipo di schema alimentare o un certo tipo di attività fisica, nella quantità giusta, nei tempi e nei modi giusti.
Faccio un esempio: con il medico si condivide l'idea di prendere una certa medicina, una pastiglia la mattina a colazione e la persona la prende davvero, sempre tutti i giorni alla mattina a colazione. Se la prende davvero tutti i giorni l'aderenza e 100 per cento. Se comincia a saltare qualche volta potrà scendere al 90 per cento e via via andando su percentuali più basse.

Ora, quando l'agenzia italiana del farmaco va a vedere, in base alle prescrizioni, come è l'aderenza degli italiani ai farmaci che riducono la glicemia, purtroppo vede che l'aderenza è il 65 per cento circa; vale a dire che una volta ogni tre quella persona non prende quello che dovrebbe prendere …. e se uno non prende la pastiglia che abbassa la glicemia, la glicemia ovviamente sarà più alta; se non prende la pastiglia che abbassa la pressione, la pressione sarà più alta; se non prende la pastiglia che abbassa il colesterolo, il colesterolo sarà più alto; e non è che possiamo poi concludere e vabbè pazienza la glicemia sarà un po’ più alta, la pressione un po’ più alta.  
No!  
Perché questo si traduce in una questione rilevante dal punto di vista clinico, che potete immaginare. Ma vi faccio dei numeri per farvi capire questa cosa: ora quando c'è una ridotta aderenza ad assumere determinate pastiglie per la cura del diabete, questo si traduce ovviamente in un innalzamento dell'emoglobina glicata, ma si traduce anche in un risultato che non possiamo mettere in discussione perché è il fatto di essere vivi o morti, cioè di vivere o morire.

Le persone che hanno una aderenza più bassa ai farmaci per il diabete, hanno un aumento della mortalità di quasi il 30 per cento.  Possiamo rigirarla, se uno li prende regolarmente, ha una probabilità di morire ridotta del 30 per cento; 30 per cento è tanto. Allo stesso modo si riduce di circa il 25 per cento a chi prende regolarmente i propri farmaci, la probabilità di essere ricoverato in ospedale e, ovviamente, se non li si prende aumenta del 25 per cento.
Questo è veramente rilevante. 

Faccio altri tre-quattro esempi che non hanno a che vedere con le medicine. 
Se è una persona partecipa attivamente alla gestione del diabete, quindi è pienamente aderente, a tutto quello che deve fare, per gestire la malattia, la sua mortalità si riduce del 41 per cento.
Se una persona è pienamente aderente ai dettami della dieta mediterranea, quindi è pienamente aderente, fa tutto quello che viene raccomandato di fare per seguire la dieta mediterranea, la sua mortalità si riduce del 59 per cento; 59 per cento è tantissimo. E se uno partecipa con regolarità a programmi di attività fisica moderata, o anche vigorosa, avendo il diabete, sto parlando di persone con diabete, la mortalità è ridotta del 26 per cento.  Quindi essere molto aderenti significa, quale che sia la cosa a cui si è aderenti, l'alimentazione, l'attività fisica, l'assunzione dei farmaci, significa collocarsi in una situazione in cui il rischio di morire si riduce considerevolmente.

È per quello che diciamo alla gente di mangiare in un certo modo, di muoversi di più, di prendere regolarmente le medicine, perché vogliamo non che abbiano solo la glicemia più bassa, il colesterolo più basso, la pressione più bassa, dopo una settimana, dieci giorni, un mese, sei mesi. È perché vogliamo che vivano di più, che vivano possibilmente meglio. E che vivono di più, è la scienza che lo ha dimostrato e che ci ha fornito dei numeri per capire questo fenomeno. Quindi, cari amici, se qualcuno vi ha detto di mangiare in un certo modo, e quel certo modo si traduce in una riduzione della mortalità, cercate di farlo!
 Parlo di una riduzione della mortalità dimostrata dalla scienza, non di chiacchiere in libertà!  

Se qualcuno vi ha detto di aumentare l'attività fisica in un certo modo, cercate di farlo, perché vi allunga la vita; se qualcuno vi ha prescritto delle medicine per ridurre la glicemia, o per ridurre il colesterolo, o per ridurre la pressione, prenderle non è opzionale; non può essere un giorno sì e un giorno no; un giorno ne prendo di più, un giorno ne prendo di meno; e così via. Vanno prese regolarmente!  Si è condiviso un progetto di cura con il medico curante: quella cosa va fatta!  Perché si vive di più!


Credo di aver spiegato il concetto dell'aderenza e quanto importante sia! 
Vi saluto, ci risentiamo in un'altra circostanza; 
arrivederci.

venerdì 28 febbraio 2020

ADERENZA & DIABETE NEL VENETO - IL CONVEGNO DI ROVIGO

IMMAGINI
con piacevole musica: Hungarian_Rhapsody_No_2_by_Liszt.mp3





Rovigo, un focolaio di idee per migliorare ed aumentare la vita dei malati di diabete. Questo è l’obiettivo delle discussioni e delle ricette esposte dai relatori al Convegno del 21 febbraio 2020, organizzato dal Dott. Francesco Mollo, Responsabile della Unità operativa di Malattie Metaboliche e Diabetologia della ULSS 5 Polesana ed attuale Presidente Regionale della Società italiana di Diabetologia.

A Convegno i rappresentanti delle Società scientifiche diabetologiche (SID ed AMD) e dell’Università di Padova e Verona insieme a quelli dei Farmacisti (FederFarma), dei Medici di medicina generale (SIMG), delle organizzazioni dei pazienti diabetici, dell’Ordine dei Medici di Rovigo, degli Infermieri dei servizi diabeologici veneti (OSDI) e del Corso di laurea in Educazione professionale dell’Università di Padova. Sono presenti inoltre i responsabili dei settori farmaceutico, Dr.ssa G. Scroccaro, HTA, Dr.ssa M. Andretta e delle Cure Primarie, Dr.ssa M.C. Ghiotto, della Regione Veneto.

In platea, oltre ai relatori, presenti un numero imprecisato di medici, farmacisti, infermieri professionali ed i rappresentanti delle Associazioni degli Ammalati.  



Lo scopo del Convegno è stato quello di riunire in un unico contesto competenze e contributi professionali di alto livello al fine di poter formulare Raccomandazioni ufficiali di Consenso e l’ipotesi di nuove iniziative per migliorare l’assistenza non solo al Diabete, anche più in generale alla cronicità. Un significativo contributo è stato dato dalla Coordinatrice delle Associazioni del Veneto degli ammalati nel dibattito svoltosi durante la Tavola Rotonda che ha registrato l’unanime riconoscimento sulla necessità di pervenire ad una integrazione e coordinamento delle attività delle varie figure in campo (Specialisti, MMG, Infermieri, Farmacisti, Associazioni e Pazienti Guida, Famiglie) partendo dalle necessità del paziente, evitando duplicazioni o vuoti di assistenza.  

Risale ormai al 22 gennaio 2015 la notizia del lancio da parte dell’AIFA dell’algoritmo al quale devono attenersi gli specialisti diabetologi per definire la terapia individuale per ciascun paziente. Un sistema on line per individuare e tarare il trattamento farmacologico sulle esigenze del singolo paziente basato anche sulle nuove medicine.
Ma più del 50% dei pazienti diabetici non sono seguiti presso i Servizi di Diabetologia, per cui permane il grande ostacolo alla diffusione di queste nuove terapie, legato alla necessità di un Piano Terapeutico che deve essere compilato solo dallo specialista Diabetologo. Questa regola imposta dall’Agenzia Regolatoria del Farmaco (AIFA) per regolamentare queste terapie è ispirata al controllo della spesa per i nuovi farmaci ma non considera il risparmio indotto dalla riduzione delle ospedalizzazioni per complicanze. Il piano terapeutico per questi farmaci ipoglicemizzanti è una esclusiva tutta italiana, e preclude purtroppo al Medico di Medicina Generale la possibilità di prescriverli ad un’ampia percentuale di pazienti. La burocrazia toglie tempo alla diagnosi e all’educazione del paziente.



Inoltre, la farmacologia e la tecnologia sono in continua evoluzione e richiede studio ed aggiornamento da parte degli operatori, che viene sottratto al tempo riservato agli ammalati. Vi è dunque la necessità di allargare la base delle persone che si occupano degli ammalati. La filiera è già individuata ed operante, è quella delle categorie menzionate in premessa, ma mancano riconoscimenti pubblici e normative.
Mancano anche incentivazioni e mezzi tecnologici che consentano agli operatori di utilizzare i moderni strumenti digitali, social e media, per fare educazione e prevenzione. Tenendo, però, presente che molti diabetici non hanno dimestichezza con questi mezzi e sono in età avanzata. Le famiglie devono essere maggiormente coinvolte, sicuramente per le persone minori e le persone anziane non completamente autosufficienti.

È vero che esiste una percentuale alta di mancata aderenza, ma è eticamente errato ritenere che il malato sia l’unico responsabile, specialmente nel caso di complessità delle prescrizioni. Molte sono le incombenze degli specialisti e durante le visite è poco il tempo dedicato al dialogo con il paziente.
Deve essere, altresì, tenuto distinto il volontario rifiuto alle cure, dalla inconsapevole pericolosità di omissioni. È sempre dovere del medico di informare adeguatamente il malato dell’assenza di alternative terapeutiche ed accertarsi che abbia effettivamente compreso quali sono le conseguenze delle involontarie o volontarie omissioni. Essenziale anche la diffusione nel territorio di iniziative atte a promuovere consapevolezza della pericolosità della malattia diabetica e complicanze e della sua prevenzione con sani stili di vita, tuttavia non attribuendo a questi l’eventuale malattia.

Le registrazioni che seguono sono state effettuate a cura dell’Associazione Diabetici di Rovigo. Purtroppo, la scarsa qualità dell’audio, dipendente dall’acustica della sala e dal fatto che gli oratori non hanno ben scandito le parole, non permette una perfetta comprensione.

***

INTRODUZIONE DEL DR. FRANCESCO MOLLO - RESPONSABILE SCIENTIFICO DEL CONVEGNO
Il Dott. Francesco Mollo è Responsabile della Unità operativa di Malattie Metaboliche e Diabetologia della ULSS 5 Polesana ed è attuale Presidente Regionale della Società italiana di Diabetologia.





IL SALUTO DEL DIRETTORE GENERALE DELL'ULSS 5 POLESANA
DOTT. ANTONIO COMPOSTELLA





LA TAVOLA ROTONDA "VERSO UN PDTA CONDIVISO?"
Moderatori: Enzo Bonora - Giovanna Scroccaro
Temi di discussione:
- Importanza di una Rete Assistenziale Multidisciplinare per l'assistenza alla malattia cronica
- PDTA del diabete T.2 (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale)
- Le problematiche dell'Aserenza alla terapia nell'ottica del paziente diabetico
DISCUSSANT: Loris Confortin, Manuela Bertaggia, Emilio Ramazzina, Michelangelo Galante, Natascia Bobbo, Silvia Di benedetto, Maria Cristina Ghiotto




DOTT. FRANCESCO MOLLO -  PREVENZIONE CARDIO-VASCOLARE ED ADERENZA – I RISULTATI DEI GRADI TRIALS




PROF. ENZO BONORA - LA MEDICINA DIGITALE ED USO DEI MEDIA COME GENERATORI DI ADERENZA

L'audio è stato sostituito con piacevole musica
Symphony_No_5_by_Beethoven.mp3





Prof. Natascia Bobbo – L’Educazione del paziente diabetico. Il lavoro biografico con la persona malata quale condizione di aderenza.





Dott.ssa MICHELA ARMIGLIATO - 
La Medicina Narrativa - L'importanza della comunicazione fra Medico e Paziente





DOTT. GIOVANNI SARTORE - IL RUOLO DEL DIABETOLOGO




DOTT. MAURIZIO CANCIAN - IL RUOLO DEL MEDICO DI MEDICINA GENERALE (MMG)






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Un accorato appello ai pazienti del Prof. Enzo Bonora in un video pubblicato nella sua pagina Facebook che abbiamo condiviso nei social dell'Associazione Diabetici di Rovigo ed in altri gruppi veneti. Le parole ben scandite hanno permesso la trasformazione del video in testo
https://youtu.be/e_fcPsKu8Sw
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Ben ritrovati,
 in questi ultimi mesi mi è capitato più volte di dovere fare relazioni a convegni parlando di aderenza terapeutica e come sempre accade quando devo fare una relazione mi sono andato a rivedere la letteratura, questo perché è la letteratura che ci dà le informazioni per potere poi raccontare cose che hanno un fondamento scientifico; ricordate sempre la differenza fra scienza e aneddoti.
 Ora, che cosa è emerso andandosi a riguardare la letteratura sull'aderenza terapeutica nel caso del diabete? 

È qualcosa di inquietante!

 Intanto vi dico che cos'è l'aderenza: aderenza vuol dire che una persona condivide con chi la cura di dover prendere una certa medicina o di fare un certo tipo di schema alimentare o un certo tipo di attività fisica, nella quantità giusta, nei tempi e nei modi giusti.
Faccio un esempio: con il medico si condivide l'idea di prendere una certa medicina, una pastiglia la mattina a colazione e la persona la prende davvero, sempre tutti i giorni alla mattina a colazione. Se la prende davvero tutti i giorni l'aderenza e 100 per cento. Se comincia a saltare qualche volta potrà scendere al 90 per cento e via via andando su percentuali più basse.

Ora, quando l'agenzia italiana del farmaco va a vedere, in base alle prescrizioni, come è l'aderenza degli italiani ai farmaci che riducono la glicemia, purtroppo vede che l'aderenza è il 65 per cento circa; vale a dire che una volta ogni tre quella persona non prende quello che dovrebbe prendere …. e se uno non prende la pastiglia che abbassa la glicemia, la glicemia ovviamente sarà più alta; se non prende la pastiglia che abbassa la pressione, la pressione sarà più alta; se non prende la pastiglia che abbassa il colesterolo, il colesterolo sarà più alto; e non è che possiamo poi concludere e vabbè pazienza la glicemia sarà un po’ più alta, la pressione un po’ più alta.  
No!  
Perché questo si traduce in una questione rilevante dal punto di vista clinico, che potete immaginare. Ma vi faccio dei numeri per farvi capire questa cosa: ora quando c'è una ridotta aderenza ad assumere determinate pastiglie per la cura del diabete, questo si traduce ovviamente in un innalzamento dell'emoglobina glicata, ma si traduce anche in un risultato che non possiamo mettere in discussione perché è il fatto di essere vivi o morti, cioè di vivere o morire.

Le persone che hanno una aderenza più bassa ai farmaci per il diabete, hanno un aumento della mortalità di quasi il 30 per cento.  Possiamo rigirarla, se uno li prende regolarmente, ha una probabilità di morire ridotta del 30 per cento; 30 per cento è tanto. Allo stesso modo si riduce di circa il 25 per cento a chi prende regolarmente i propri farmaci, la probabilità di essere ricoverato in ospedale e, ovviamente, se non li si prende aumenta del 25 per cento.
Questo è veramente rilevante. 

Faccio altri tre-quattro numeri che non hanno a che vedere con le medicine. 
Se è una persona partecipa attivamente alla gestione del diabete, quindi è pienamente aderente, a tutto quello che deve fare, per gestire la malattia, la sua mortalità si riduce del 41 per cento.
Se una persona è pienamente aderente ai dettami della dieta mediterranea, quindi è pienamente aderente, fa tutto quello che viene raccomandato di fare per seguire la dieta mediterranea, la sua mortalità si riduce del 59 per cento; 59 per cento è tantissimo. E se uno partecipa con regolarità a programmi di attività fisica moderata, o anche vigorosa, avendo il diabete, sto parlando di persone con diabete, la mortalità è ridotta del 26 per cento.  Quindi essere molto aderenti significa, quale che sia la cosa a cui si è aderenti, l'alimentazione, l'attività fisica, l'assunzione dei farmaci, significa collocarsi in una situazione in cui il rischio di morire si riduce considerevolmente.

È per quello che diciamo alla gente di mangiare in un certo modo, di muoversi di più, di prendere regolarmente le medicine, perché vogliamo non che abbiano solo la glicemia più bassa, il colesterolo più basso, la pressione più bassa, dopo una settimana, dieci giorni, un mese, sei mesi. È perché vogliamo che vivano di più, che vivano possibilmente meglio. E che vivono di più, è la scienza che lo ha dimostrato e che ci ha fornito dei numeri per capire questo fenomeno. Quindi, cari amici, se qualcuno vi ha detto di mangiare in un certo modo, e quel certo modo si traduce in una riduzione della mortalità, cercate di farlo!
 Parlo di una riduzione della mortalità dimostrata dalla scienza, non di chiacchiere in libertà!  

Se qualcuno vi ha detto di aumentare l'attività fisica in un certo modo, cercate di farlo, perché vi allunga la vita; se qualcuno vi ha prescritto delle medicine per ridurre la glicemia, o per ridurre il colesterolo, o per ridurre la pressione, prenderle non è opzionale; non può essere un giorno sì e un giorno no; un giorno ne prendo di più, un giorno ne prendo di meno; e così via. Vanno prese regolarmente!  Si è condiviso un progetto di cura con il medico curante: quella cosa va fatta!  Perché si vive di più!


Credo di aver spiegato il concetto dell'aderenza e quanto importante sia! 
Vi saluto, ci risentiamo in un'altra circostanza; 
arrivederci.



martedì 18 febbraio 2020

ADERENZA TERAPEUTICA E DIABETE - ROVIGO 21 FEBBRAIO 2020


ROVIGO, 21 FEBBRAIO 2020 
 CITTADELLA SANITARIA ULSS 5 






Venerdi 21 febbraio Rovigo sarà per un giorno la capitale regionale della ricerca alla migliore qualità dell’assistenza alla malattia diabetica. La sfida che affronta il Convegno organizzato presso la Cittadella Socio-sanitaria con il Patrocinio della ULSS5 Polesana riguarda uno dei problemi più attuali e cruciali nella cura delle malattie croniche: l’Aderenza del paziente alle terapie prescritte in ambito medico.
Infatti l’innovazione farmacologica della terapia del diabete ha portato alla ribalta l’efficacia bella protezione cardio-vascolare e renale di nuove molecole come quelle incretiniche (DPP4 e GLP1Ras) e quelle che inibiscono il riassorbimento renale del glucosio (SGLT2i) ma i risultati ottenuti nei grandi studi controllati sull’impiego di queste sostanze potrebbe essere in gran parte vanificato dal fenomeno ben noto e temuto dalle organizzazioni sanitarie della non-aderenza terapeutica.
Con aderenza alla terapia intesa come ci si riferisce ad un comportamento attraverso il quale i pazienti rispettano tutte le indicazioni ed assumono i farmaci secondo le modalità previste dalla prescrizione del medico e per le malattie croniche come il diabete, l’ipertensione arteriosa, la broncopneumopatia cronica ostruttiva è noto che i Paziente aderenti per almeno l’80% delle dosi realmente prescritte raramente superano il 50-60% rendendo vane le attese di miglioramento di salute dei Servizi sanitari ed aumentando notevolmente i costi per visite specialistiche ulteriori, accessi al Pronto soccorso, ricoveri, terapie delle complicazioni successive della malattia.
Rispetto all’impegno, non solo economico, richiesto per lo sviluppo di nuovi farmaci, il semplice aumento dell’aderenza dei pazienti alla terapia prescritta, che di per sé comporta come inevitabile conseguenza l’aumento dei costi legati alla terapia farmacologica, riveste un enorme potenziale al miglioramento dello stato di salute, riducendo complessivamente i costi sanitari4. Già nella relazione del 2003 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato infatti che “aumentare l’efficacia di adesione alla terapia potrebbe avere un impatto molto maggiore sulla salute della popolazione di qualsiasi miglioramento medico specifico”. La scarsa aderenza alla terapia causerebbe 194 500 morti all’anno in Europa e si stima che costi circa 125 miliardi di euro/anno in Europa e 300 miliardi di dollari/anno negli Stati Uniti.
Il Convegno di Rovigo di venerdì 21 febbraio, organizzato dal Dr. Francesco Mollo, Responsabile della Unità operativa di Malattie Metaboliche e Diabetologia della ULSS5 Polesana ed attuale Presidente Regionale della Società italiana di Diabetologia vede la partecipazione dei rappresentanti delle Società scientifiche diabetologiche (SID ed AMD) e dell’Università di Padova e Verona insieme a quelli dei Farmacisti (FederFarma), dei Medici di medicina generale (SIMG), delle organizzazioni dei pazienti diabetici, dell’Ordine dei Medici di Rovigo, degli Infermieri dei servizi diabeologici veneti (OSDI) e del Corso di laurea in Educazione professionale dell’Università di Padova. Sono presenti inoltre i responsabili dei settori farmaceutico, Dr..ssa G. Scroccaro, HTA, Dr.ssa M. Andretta e delle Cure Primarie, Dr.ssa M.C. Ghiotto, della Regione Veneto. Una convergenza di competenze e di contributi professionali di tale livello da ritenere possibile lo sviluppo di Raccomandazioni ufficiali di Consenso e l’ipotesi di nuove iniziative per migliorare l’assistenza non solo al Diabete ma più in generale alla cronicità attraverso l’analisi di tutti i fattori capaci di condizionare una efficace Aderenza alla terapia da parte dei Cittadini.