Un importante parere del Prof. Enzo Bonora, professore ordinario di Endocrinologia
dell'Università di Verona. Dirigente del reparto di Endocrinologia,
Diabetologia e Malattie del Metabolismo della AOUI di Verona. È stato
presidente della S.I.D. – Società Italiana di Diabetologia.
Pubblicato oggi sulla sua pagina Facebook : https://www.facebook.com/enzobonoracontroildiabete/
Enzo Bonora contro il Diabete - @enzobonoracontroildiabete -
"Quanti carboidrati dobbiamo introdurre con la dieta quando c’è il diabete?
Qualcuno afferma che nella alimentazione giornaliera 50 di
carboidrati sono più che sufficienti. In chi non ha il diabete per prevenirlo e
in chi ha il diabete per curarlo. Sbagliato! Sbagliatissimo!
50 g di carboidrati (che non equivalgono a 50 g di pasta che
contengono 40 g di carboidrati e neppure a 50 g di pane che ne contengono circa
30) a malapena impediscono, in presenza di insulina, la comparsa di chetosi. Lo
sanno bene i fautori delle Very Low Calorie Diet, regimi molto ristrettivi
(400-600 calorie al giorno) da seguire solo per qualche settimana e sotto stretto
controllo medico per i numerosi possibili effetti avversi: calcolosi renale,
calcolosi biliare, pancreatite acuta, aritmia da alterazione elettrolitica,
ecc.
Al corpo umano servono più carboidrati perché solo il
cervello ha bisogno di quasi 150 g al giorno di glucosio (in ogni minuto della
giornata richiede circa 1,5 mg per kg di peso corporeo). E il cervello non ha
praticamente alcun carburante alternativo. Gli altri organi invece si
arrangiano a produrre energia anche dagli acidi grassi e dagli amino acidi.
Però questo richiede lipolisi e proteolisi con perdita di massa grassa e di
massa muscolare.
È importante sapere che la lipolisi genera glicerolo e acidi
grassi. La proteolisi genera amino acidi.
Il glicerolo, una volta arrivato al fegato, viene usato per
fabbricare due cose: trigliceridi (quindi grassi che si accumulano nel fegato o
vengono rilasciati nel sangue) oppure glucosio.
Gli acidi grassi hanno tre destinazioni principali: sintesi
di trigliceridi e colesterolo, ossidazione per produrre energia oppure
trasformazione in corpi chetonici (quelli implicati nella chetoacidosi
diabetica). Gli acidi grassi che sfuggono al fegato circolano nel sangue per
essere usati altrove come carburante alternativo al glucosio. Però il loro
aumento nel sangue è associato a due cose spiacevoli: 1) malfunzionamento delle
cellule che producono insulina con maggiore rischio di diabete; 2) sofferenza
della parete dei vasi sanguigni con maggiore rischio di aterosclerosi.
La proteolisi fa arrivare al fegato molti amino acidi. Una
parte di questi viene utilizzata per fabbricare glucosio, una parte per
sintetizzare nuove proteine e una parte viene ossidata per produrre energia ma
questo genera azoto che è tossico per l’organismo e deve essere eliminato dal
rene che quindi deve sobbarcarsi un lavoro extra.
Quindi se introduciamo pochi carboidrati il nostro corpo
fabbrica glucosio da altri prodotti e in più genera un eccesso di sostanze
nocive.
Il cervello non può fare a meno di circa 150 g di glucosio
al giorno. E il nostro sistema di controllo è tanto orientato a mantenere
immutata la concentrazione di glucosio che da un lato c’è l’insulina, unico
ormone che abbassa la glicemia, e dall’altro ci sono una decina di ormoni che
alzano la glicemia (glucagone, cortisolo, GH, catecolamine, prolattina, PTH,
ormoni tiroidei, ecc). Si potrebbe dire insulina contro “tutti”. Questi “tutti”
servono per non fare morire il cervello per carenza di glucosio se non ne
introduciamo abbastanza. Il glucosio è vitale per l’organismo. E l’ormone che
ne regola il giusto passaggio nei tessuti e la giusta produzione dal fegato è
l’insulina. E l’insulina preserva funzioni cognitive nel cervello. Esiste una
forma di diabete associata alla demenza (diabete tipo 3) dovuta proprio alla
carenza di glucosio e insulina al cervello.
Interessante un recentissimo lavoro che mostra una relazione
a forma di U fra introito di carboidrati e mortalità: questa aumenta con
apporto inferiore al 40% delle calorie dai carboidrati oppure con apporto
superiore al 70%. La percentuale associata alla più bassa mortalità è il 50%.
Quello che viene raccomandato per tutti, con e senza diabete. E per fare il 50%
di calorie dai carboidrati, questi devono essere 150 g se le calorie
giornaliere sono 1200, 200 g se le calorie sono 1600, 250 g se le calorie sono
2000 e così via. È chiaro che quei 150 g di carboidrati possono derivare dai
cereali (meglio se integrali), dai legumi, dalla frutta, dalla verdura.
Idealmente dovrebbe essere molto bassa (o anche zero) la quota derivata dagli zuccheri
semplici aggiunti (es il cucchiaino di zucchero nel caffè, il dolcetto, la
bibita zuccherata, ecc)."