domenica 21 ottobre 2018

DIABETE: IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI

LETTERA AGLI AMMALATI 
E ALLE FAMIGLIE

È da molto tempo che volevo sfogare la mia delusione sulla sproporzione che c’è fra il numero dei diabetici accertati nella Provincia di Rovigo (20.000-21.000) e gli iscritti all’Associazione Diabetici di Rovigo (un centinaio per la maggior parte di Rovigo città).
Anche la Coordinatrice delle Associazioni del Veneto si è stupita affermando: “ma dove sono?”, in un intervento a Rovigo durante la manifestazione di “DOLCE-MENTE”, tema lo Sport – Attività Fisica e Diabete.
Non credo che la situazione sia molto diversa nelle altre provincie venete. Secondo un Report nazionale dell’Osservatorio ARNO, nel 2014 i soggetti con diabete noto erano 275 mila  (+ 70% rispetto al 1997). Il 60% aveva più di 65 anni, ma 100 mila erano ancora nel pieno dell’attività lavorativa.
In pochi si iscrivono all’Associazione;  forse perché ogni malattia e il diabete  sono vissute come problema  da gestire con il medico. Le persone hanno scarsa conoscenza delle finalità delle Associazioni degli Ammalati, se ne parla poco in politica, nei giornali, in TV,  ed anche perché il sistema sanitario attuale ha trasformato le strutture pubbliche in “aziende”, che non valorizzano sufficientemente il volontariato,  più attente alle voci di bilancio e  poco aperte al rapporto umano e dialogo con i rappresentanti degli ammalati. Negli Ospedali  gli ammalati sono “numeri” e statistiche. L’Associazione di Rovigo ha la Sede presso il Centro Antidiabetico dell’Ospedale, ma il Direttore Generale non ha mai incontrato il Presidente dell’Associazione,  e la sua “segreteria” invia le comunicazioni presso un indirizzo inesistente di una  vecchia Associazione diabetici cessata da anni. Diverso e più proficuo il rapporto con il personale medico ed infermieristico del Centro, grazie al quale c’è concordanza di intenti e azione.

 Quasi tutti i giorni nel corridoio del Centro ci sono decine di persone in attesa di visita. La porta della sede è aperta,  ma raramente qualcuno si affaccia per chiedere informazioni. Entrare nella stanza dell’Associazione è forse l’ultimo dei pensieri. Pensano alla malattia e ai tanti dubbi sul loro futuro.  Attendono  pazientemente la chiamata del numero.  Lo specialista, che vede per la prima volta il paziente, deve leggere le analisi e altri referti per fare la diagnosi, deve individuare la medicina più adatta per la cura e deve informarsi sulle abitudini e stile di vita per dare i consigli personalizzati per dieta e attività fisica. Poi fisserà una data per la prossima visita, che dipenderà dalla gravità della situazione, perché le persone  non hanno solo il diabete,  ma anche complicazioni del diabete trascurato. Una buona visita richiede tempi adeguati. 


Il Centro di Rovigo vanta una equipe di grande professionalità, ma  deve far fronte ad una marea di visite, per cui il tempo riservato a ciascun diabetico allunga la coda delle attese. La fiducia negli specialisti del centro è ben riposta,  ma loro non si possono moltiplicare. Ecco uno dei tanti problemi  del  sistema sanitario. Risolverlo è la priorità delle Associazioni nazionali degli ammalati Fand (Federazione Italiana Diabetici)  Aid (Associazione italiana diabetici),  Fdg (Federazione nazionale diabete giovanile), Associazione per la Ricerca sul Diabete Italia (ArdItalia Onlus), organizzazioni che da molto tempo operano sul fronte “volontariato e diabete” a sostegno delle persone che vivono quotidianamente questa condizione e dei loro familiari. È un assillo delle Associazioni degli specialisti diabetologici organizzati nella S.I.D. (Società Italiana di Diabetologia) e nella A.M.D. (Associazione Medici Diabetologici). La soluzione è quella del riconoscimento dell’importanza del ruolo del Medico di medicina generale, autorizzandolo a prescrivere anche i farmaci di nuova generazione più efficaci e non pericolosi rispetto quelli vecchi ed obsoleti. Il medico di famiglia conosce personalmente ogni suo paziente  che  vede tutti  più volte in un anno.



Gli ammalati otterrebbero un grande beneficio  anche in termini di attese e lunghi percorsi per raggiungere i centri antidiabetici. Da tempo lo chiedono anche le Organizzazioni dei medici di famiglia. Sembrava vicina la soluzione, ma continua tutto ad essere  in alto mare in nome del falso presupposto di presunti risparmi e della scusa della inadeguatezza specialistica dei medici di famiglia. È recente, di agosto di quest’anno,  un appello della Associazione dei medici di medicina generale FIMMG al nuovo ministro della sanità. 
Questo è quanto si legge alla fine dell’articolo nel quale c’è la notizia: 
“Nell’incontro di oggi ci siamo appellati al Ministro della Salute Giulia Grillo perché solleciti un provvedimento urgente dei responsabili delle attività regolatorie, provvedimento su cui Fimmg  si sta battendo da più di un anno, in assenza del quale, per i pazienti diabetici in questo paese universalità e equità delle cure rimarranno parole vuote. Su questi dati, infine, lasciamo ora la parola ai cittadini e alle loro associazioni”. (http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=64610)


Il numero continuamente in crescita delle persone con diabete fa considerare questa malattia una vera e propria “epidemia”.  È una malattia “sociale” che si deve combattere  con le medicine e la prevenzione,  che si ottiene  con la modifica dello stile di vita di tutti.  Lo strumento  si chiama “informazione – educazione”, e riguarda la  “conoscenza” della  malattia per prevenirla e  gestirla, lasciando ai medici il ruolo di scegliere le medicine.  Giusto difendere la “privacy” come sinonimo di vita privata, ma attenti al diritto dovere di tutelare la salute di tutta la famiglia.

L’attuale organizzazione del Sistema Sanitario non è in grado  di assicurare tutti i pilastri che servono per bloccare e prevenire la malattia. Serve la consapevolezza delle persone e delle famiglie. Serve saper distinguere ed individuare per tempo i sintomi del diabete. Serve conoscere le complicazioni alle quali si va incontro se si trascurano i sintomi. 

Serve la famiglia che deve  essere sostenuta con progetti di educazione e con risorse e aiutata a vivere in ambienti e condizioni salutari. Servono le Associazioni ed i volontari che operano nelle stesse. Servono i medici di famiglia.
Il ruolo degli specialisti dei Centri Antidiabetici dovrà essere quello di supporto ai medici di medicina generale. Gli ammalati dovranno “autogestire” la malattia, con l’aiuto della “famiglia”. È un cambiamento necessario se vogliamo fermare l’epidemia, obiettivo della Federazione Internazionale del Diabete che ha scelto lo slogan “Famiglia e Diabete” come tema della Giornata del Diabete per il 2018 e per il 2019. Un ruolo importante e fondamentale sarà svolto dalle Associazioni.
L’educazione, l’informazione, la conoscenza e la consapevolezza possono fare molto per affrontare positivamente il diabete, sia per prevenirlo, sia per gestirlo bene, tenendo lontane le complicanze. Ma è acqua fresca, anche se detto autorevolmente dal medico specialista nel corso della visita diabetologica, se non si coinvolgono le famiglie e le loro associazioni.  Il ruolo delle Associazioni deve essere quello di rendere possibile il cambio di passo nel contrasto alla malattia, che non deve essere più un fatto strettamente personale, perché è un problema sociale, un problema di tutti. Il diabete coinvolge ogni famiglia, quindi l’intera comunità.  
Le Associazioni devono divenire  “famiglie allargate” e rappresentare  l’interlocutore naturale delle Istituzioni Pubbliche, sia politiche che sanitarie in senso stretto. Molti dei volontari che operano nelle Associazioni hanno esperienze che sono utili alle altre persone; esperienze che non si sovrappongono a quelle dei medici ma che sono sinergiche. Essere “in tanti”, inoltre, è importante per essere ascoltati dalle Istituzioni ad evitare che le decisioni siano calate dall’alto.


COME DOVREBBE ESSERE IL SISTEMA SANITARIO



A proposito delle Associazioni, ecco ciò che si legge nel “Piano Nazionale per la malattia diabetica a pag.72”:


“ Le Associazioni di persone con diabete svolgono un'azione collettiva, responsabile, solidale ed hanno un ruolo importante nell’assistenza, specialmente in questo particolare momento storico in cui le risorse destinate ai servizi si riducono in modo vistoso. Alcuni elementi di fondo che le caratterizzano (spontaneità, gratuità, servizio agli altri, continuità) le rendono una forza collettiva che si auto-organizza per migliorare il benessere delle persone con diabete ma che non può e non deve sostituirsi all'intervento pubblico con cui deve coordinarsi e avere un dialogo costruttivo. Il loro ruolo diventa strategico se non erogano solo servizi ma sono anche in grado di migliorare la qualità della vita delle persone con diabete e delle loro famiglie e di costruire percorsi di socializzazione e di integrazione ponendosi come intermediario tra istituzioni e collettività, secondo un principio di responsabilità sociale partecipata. Esse devono puntare soprattutto all’innovazione e alla promozione di politiche sociali e sanitarie attente ai problemi, valorizzando al massimo i bisogni, e puntando a essere elemento di cambiamento sociale e sanitario. Devono infine svolgere ruoli di anticipazione nella risposta a bisogni emergenti, di stimolo delle istituzioni pubbliche a tutela dei diritti dei cittadini, di formazione della cultura della solidarietà e delle reti informali di solidarietà.”

Ingresso della Sede Associazione Diabetici di Rovigo presso il Centro Antidiabetico


Prima di chiudere questo sfogo vorrei mettere in evidenza che questa Associazione può vantare di avere interpretato alla lettera le finalità evidenziate e previste nella nuova legge sulle organizzazioni del Terzo Settore. La sua attività è rivolta nei confronti di tutta la popolazione. Ha attivato strumenti di informazione ed educazione web di qualità che hanno diffusione  oltre il territorio di operatività; organizza incontri e dibattiti su temi divulgativi e presidi diabetologici in collaborazione con altre Organizzazioni;  ha ottenuto l’abilitazione a raccogliere il contributo 5 x 1000 per incrementare l’attività.

Ora lo Stato faccia la sua parte, applichi i piani e le leggi.

Pino Schiesari *

* Responsabile comunicazione Associazione Diabetici di Rovigo; in età lavorativa è stato Consigliere d'amministrazione di due Ospedali, successivamente Giudice di Pace di Rovigo per 11 anni.