Dieci video sul cibo
dalla pagina FB del Prof. Enzo Bonora
Enzo Bonora è professore ordinario di Endocrinologia
dell'Università di Verona e dirige il reparto di Endocrinologia, Diabetologia e
Malattie del Metabolismo della AOUI (Azienda Ospedaliera Universitaria
Integrata) di Verona. È medico, docente e ricercatore. È stato presidente della
S.I.D. (Società Italiana di Diabetologia).
Il Prof. Bonora ha pubblicato altri video con tema l’alimentazione,
ma questa serie rappresenta un vero e proprio video-trattato sull’argomento. La
suddivisione in capitoli come fossero altrettante lezioni utili ai diabetici,
agli studenti ed ai medici. Lo spunto per pubblicare questi video è stato
spiegato nel primo capitolo. Ma lasciamo allo stesso prof la spiegazione.
Per completare l’argomento, in calce al post abbiamo copiato
un articolo pubblicato nel sito Web di A.M.D. - Sezione DIABETE, NON GRAZIE https://aemmedi.it/contenuti/raccomandazioni-per-mangiare-meglio/
Raccomandazioni per mangiare meglio
L’ultima edizione delle Raccomandazioni ADI-AMD-SID sulla
terapia nutrizionale della persona con diabete rappresentano una opportunità
anche per chi vuole alimentarsi in modo più attento e consapevole, come spiega
Giuseppe Marelli, il coordinatore del gruppo che ha redatto il documento.
I VIDEO DEL PROF. BONORA:
Giuseppe Marelli
responsabile della SSD Diabetologia Endocrinologia e
Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate.
L’alimentazione è il centro sia per prevenzione sia per la
gestione del diabete in ogni sua forma. Per questo riveste particolare
importanza l’uscita, all’inizio del 2015 del documento La terapia medica
nutrizionale del diabete mellito.
Si tratta di un testo molto dettagliato (170
pagine) di Raccomandazioni in tema di nutrizione nel diabete mellito, elaborato
dal Gruppo di studio intersocietario ADI-AMD-SID.
La redazione di questo documento, punto di riferimento per i
medici che trattano persone con diabete è stata affidata a un gruppo di esperti
nominati dalla Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, dalla
Associazione Medici Diabetologi e dalla Società Italiana di Diabetologia. Il
lavoro è stato coordinato da Giuseppe Marelli, responsabile della SSD
Diabetologia Endocrinologia e Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedaliera di
Desio e Vimercate.
Cosa è
cambiato rispetto alla edizione precedente delle
Raccomandazioni?
L’edizione precedente era del 2004 una revisione era quindi
necessaria, sia per accogliere l’evoluzione avvenuta in questi ultimi 10 anni
nella ricerca scientifica, sia per affrontare nuovi temi come l’alimentazione
della persona con diabete in ospedale, compresa la nutrizione artificiale e
parenterale, i particolari fabbisogni nutrizionali nella persona anziana con
diabete, sia la dieta della persona con diabete extracomunitaria, i rapporti
tra nutrizione e attività fisica. Si è cercato inoltre chiarire alcune
problematiche come ad esempio le diete a diverso contenuto di carboidrati e il
ruolo delle proteine. Abbiamo anche cercato di dare risposta alle domande che
nascono dall’evoluzione del mercato, pensiamo ai nutraceutici, i prodotti
alimentari elaborati in modo da rispondere a esigenze sanitarie specifiche, e
delle ‘diete’ più pubblicizzate, la dieta a zona per esempio.
Che
indicazioni può trarne la persona o il medico interessato a
prevenire il
diabete?
Si tratta di un documento scritto da medici e per medici: si
parla di terapie e quindi di persone già diagnosticate per diabete. Tuttavia è
leggibile anche in una visione di prevenzione, del diabete, per tutte quelle
persone che hanno un forte rischio genetico, o perché in forte sovrappeso o in
presenza di un pre-diabete: i concetti non cambiano molto e il linguaggio usato
è molto semplice. In particolare segnalerei i capitoli dove si parla di
bilancio energetico, di peso corporeo e calcolo del fabbisogno calorico.
Esiste
una ‘dieta per diabetici’?
No. In linea generale le raccomandazioni previste per una
persona con diabete senza problemi specifici non di discostano molto da quella
previste per le persone che hanno a cuore la propria salute. Il discorso è
diverso se al diabete si affiancano comorbilità o complicanze. Ad esempio una
persona con ipertensione dovrà ridurre ulteriormente l’apporto di sale, una
seria nefropatia richiede più attenzione ancora una volta al sale e alle
proteine. E così via.
I medici hanno perso da tempo il monopolio dell’informazione
in campo dietetico. Circolano sulla stampa, sul web e in televisione
informazioni e inviti ad adottare ad esempio diete povere di carboidrati e
ricche di proteine per non prendere peso, o inviti a ridurre l’indice glicemico
degli alimenti. Sono indicazioni corrette?
Queste indicazioni vanno raccolte con molta attenzione.
Bisogna essere chiari su questo. Primo: una ‘dieta’ deve essere sostenibile sul
lungo termine. Qualunque restrizione alimentare fa perdere peso sul breve
termine. Ma in pochi mesi il peso perso ritorna. Secondo: l’alimentazione
ideale deve comprendere tutti i principi nutrizionali: carboidrati, fibre,
grassi e proteine in modo equilibrato. Un’alimentazione troppo povera di carboidrati:
meno di 130 grammi al giorno, o di grassi o di proteine porta alla
malnutrizione e a squilibri. Ciò detto, alcuni concetti che circolano possono
essere validi. Fare attenzione all’indice glicemico degli alimenti ad esempio è
una buona idea soprattutto in una logica di prevenzione del diabete. È un fatto
che riso patate e zuccheri semplici stimolano un picco di produzione insulinica
e questa insulina in circolo fa ingrassare. Bisognerebbe però aggiornare le
tabelle sugli indici glicemici che sono vecchie e troppo discordanti.
Quali
sono le quote ideali fra i ‘macronutrienti’?
Questa versione delle Raccomandazioni contiene delle novità,
abbiamo cambiato la distribuzione di grassi e carboidrati. I carboidrati devono
essere sempre presenti nella dieta e rappresentare dal 45 al 60% dell’introito
energetico totale. Per quanto riguarda i grassi essi devono rappresentare al
massimo il 35% dell’introito calorico giornaliero, con particolare riguardo
alla quota dei grassi saturi (quelli “cattivi”) che deve essere inferiore al
10%. Per le proteine è raccomandato un introito tra gli 0,8 1 1,0 grammi per
chilo di peso corporeo.
Cosa
significa in concreto?
Per quanto riguarda i carboidrati ad esempio se una persona
non in sovrappeso può assumere circa 2000 calorie al giorno., significa che
ogni giorno potrà mangiare pane, pasta, riso, patate, legumi per un totale di
900-1200 calorie al giorno. Se non si esagera con le porzioni e ci si limita
negli zuccheri semplici è un obiettivo raggiungibile senza sacrifici.
Come sono
valutate le diete iperproteiche?
La famosa dieta a zona non chiede di abbandonare i
carboidrati ma di limitarli al 40% dell’introito energetico. Visto che le
nostre Raccomandazioni parlano del 45-60% non siamo poi tanto lontani. Il
diavolo però sta nei dettagli. Quali proteine? Se quella quota di proteine è
raggiunta mangiando salumi e carni rosse non va tanto bene. Se invece parliamo
di proteine in gran parte vegetali, allora si. Stesso discorso per i grassi.
Occorre ridurre drasticamente i grassi di origine animale (saturi) e
sostituirli con quelli ottenuti da fonte vegetale o dal pesce (monoinsaturi,
polinsaturi, omega 3 e omega 6).
Aumentano
le intolleranze e le allergie. Questo espone al
rischio di malnutrizione?
Sono davvero molte le persone che lamentano intolleranze per
esempio ai latticini, o vere e proprie malattie come la celiachia. Per fortuna
il mercato propone oggi una gamma ampia di alimenti senza lattosio e senza
glutine. La filiera alimentare-distributiva ha sicuramente molte ‘colpe’ ma sa
reagire all’evoluzione della domanda. Prendiamo gli alimenti integrali ad
esempio. Ieri erano considerati di seconda scelta e seminascosti negli
scaffali. Oggi prezzo, packaging e collocazione della pasta integrale ad
esempio sono allo stesso livello della pasta raffinata. Si è anche trovato il
modo di lavorare le farine integrali in modo da ridurre il colore scuro che
allontanava parte dei clienti.
Più di
metà della popolazione europea deve perdere peso.
Ci sono risposte
farmacologiche a questa domanda?
Premetto che il tema come tale non è stato affrontato nelle
Raccomandazioni. Fino ad ora nulla di valido. Recentemente è stato approvato
l’uso degli analoghi del Glp-1 che potrebbero dare un contributo. Ma vale in
sede di prevenzione quello che vale in sede di terapia. Dell’obesità o del
diabete: in mancanza di una modifica delle abitudini alimentari nessun farmaco
e nessuna opzione chirurgica raggiunge l’obiettivo sul medio termine.
Si può dire che sta cambiando il modo di vedere il paziente
obeso? C’è maggiore attenzione alle componenti strutturali del problema così
come a quelle genetiche?
Si, forse ieri si tendeva a vedere l’obesità soprattutto
come conseguenza di scelte individuali non appropriate. Insomma era ‘colpa’ del
paziente. Oggi siano sempre più coscienti degli aspetti genetici e del contesto
obesiogeno generale.
Guardiamo alle porzioni, alle pubblicità, ai famosi panini
di certe catene, i quali apportano 900-1000 calorie l’uno. Siamo più coscienti
dell’effetto della deprivazione economica e culturale sulle scelte alimentari.
E soprattutto alla riduzione della attività fisica richiesta. Cinquanta anni fa
si assumevano 2000 calorie al giorno ma se ne spendevano mille per l’attività
fisica: pensiamo alle mansioni lavorative o agli spostamenti a piedi. Le
Raccomandazioni ADI-AMD-SID sono molto attente a considerare insieme il ‘dare’
e l”avere’ energetico raccomandando insieme una alimentazione moderata e un
esercizio fisico appropriato.