Basta
con le discriminazioni nell'accesso alle cure
per le persone con
diabete.
da Enzo Bonora Contro il Diabete - https://www.facebook.com/enzobonoracontroildiabete
È
paradossale che a fronte di una legge di cui l’anno scorso è stato
celebrato il trentennale (legge 115/87) e di un Piano Nazionale
Diabete deliberato a fine 2012 (sono passati ormai 6 anni) siano
sempre più frequenti le discriminazioni subite dalle persone con
diabete. Non c'è equità nell'accesso ai Centri di Diabetologia,
nonostante la consolidata dimostrazione che chi ne è assistito vive
più a lungo. Non c'è equità nell'accesso alle cure migliori e più
moderne (farmaci, dispositivi, ecc) perché ci sono restrizioni,
tutte senza alcuna giustificazione clinica ma dettate solo dal
contenimento della spesa.
Tutto ciò dipende in larga misura dal fatto che il diabete tipo 2 (e purtroppo a volte anche il diabete tipo 1) non viene percepito come una malattia potenzialmente grave e dalla convinzione, purtroppo diffusa anche fra i medici e coloro che allocano le risorse in sanità, che le persone con diabete tipo 2 abbiano la malattia perché non hanno avuto uno stile di vita salutare. Anche ammesso che fosse così (ma non è così perché quello stesso stile di vita poco salutare lo hanno ormai quasi tutti gli italiani) che dire di chi ha contratto l'epatite o la AIDS drogandosi o il cancro del polmone fumando o la cirrosi epatica abusando di alcolici: vogliamo smettere di curarli? E che dire di chi è uscito di strada per eccesso di velocità: non lo soccorriamo? Ovviamente non è così. A tutti questi, e a tutti coloro che hanno una malattia attribuibile in parte ad un loro comportamento, dobbiamo garantire tutto quanto è possibile e le cure migliori. Lo stesso deve accadere per le persone con il diabete. Basta con le discriminazioni basate sull'ignoranza o sui pregiudizi. Che le persone con diabete urlino al cielo che meritano di ricevere quanto ricevono tutti gli altri. Nulla di più ma nulla di meno. È una questione di equità.
Tutto ciò dipende in larga misura dal fatto che il diabete tipo 2 (e purtroppo a volte anche il diabete tipo 1) non viene percepito come una malattia potenzialmente grave e dalla convinzione, purtroppo diffusa anche fra i medici e coloro che allocano le risorse in sanità, che le persone con diabete tipo 2 abbiano la malattia perché non hanno avuto uno stile di vita salutare. Anche ammesso che fosse così (ma non è così perché quello stesso stile di vita poco salutare lo hanno ormai quasi tutti gli italiani) che dire di chi ha contratto l'epatite o la AIDS drogandosi o il cancro del polmone fumando o la cirrosi epatica abusando di alcolici: vogliamo smettere di curarli? E che dire di chi è uscito di strada per eccesso di velocità: non lo soccorriamo? Ovviamente non è così. A tutti questi, e a tutti coloro che hanno una malattia attribuibile in parte ad un loro comportamento, dobbiamo garantire tutto quanto è possibile e le cure migliori. Lo stesso deve accadere per le persone con il diabete. Basta con le discriminazioni basate sull'ignoranza o sui pregiudizi. Che le persone con diabete urlino al cielo che meritano di ricevere quanto ricevono tutti gli altri. Nulla di più ma nulla di meno. È una questione di equità.
Diabete
tipo 2: è una questione di testa?
Fermo
restando che non esiste diabete, neppure di tipo 2, se non funzionano
male le cellula che producono insulina, il ruolo di un deficit di
efficacia della propria insulina (insulino-resistenza) in questa
comune varietà di diabete è noto e consolidato.
Si sa da anni che il fenomeno riguarda il fegato che di conseguenza produce più glucosio di quanto necessario.
Si sa da tempo che il fenomeno riguarda il muscolo scheletrico che diconseguenza utilizza meno glucosio. Studi recenti hanno sottolineato il ruolo della insulino-resistenza nel cervello.
Il cervello ha un ruolo chiave nel regolare il metabolismo e quello che emerge è che se nel cervello la propria insulina funziona male questo altera anche gli effetti dell'ormone negli altri organi e tessuti.
Il difetto di azione dall'insulina nel cervello diventa quindi un bersaglio di farmaci che potrebbero correggerlo.
Vedremo se in futuro si aprirà davvero la possibilità di curare il diabete tipo 2 anche modificando alcune alterazioni presenti nel cervello.
Nel frattempo il cervello dobbiamo usarlo e bene per fare al meglio quanto necessario per una corretta gestione della malattia e anche per prevenire perché molto dipende da noi. Da come usiamo conoscenza, esperienza, intelligenza e sapienza. Tutte cose che col cervello hanno molto a che fare.
Si sa da anni che il fenomeno riguarda il fegato che di conseguenza produce più glucosio di quanto necessario.
Si sa da tempo che il fenomeno riguarda il muscolo scheletrico che diconseguenza utilizza meno glucosio. Studi recenti hanno sottolineato il ruolo della insulino-resistenza nel cervello.
Il cervello ha un ruolo chiave nel regolare il metabolismo e quello che emerge è che se nel cervello la propria insulina funziona male questo altera anche gli effetti dell'ormone negli altri organi e tessuti.
Il difetto di azione dall'insulina nel cervello diventa quindi un bersaglio di farmaci che potrebbero correggerlo.
Vedremo se in futuro si aprirà davvero la possibilità di curare il diabete tipo 2 anche modificando alcune alterazioni presenti nel cervello.
Nel frattempo il cervello dobbiamo usarlo e bene per fare al meglio quanto necessario per una corretta gestione della malattia e anche per prevenire perché molto dipende da noi. Da come usiamo conoscenza, esperienza, intelligenza e sapienza. Tutte cose che col cervello hanno molto a che fare.