sabato 13 aprile 2019

DIABETE - IL RUOLO CENTRALE DEL MEDICO DI FAMIGLIA






Silvestro Scotti è segretario generale nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale. Nel recente Congresso della Fimmg, ha dichiarato che “Continuerà il nostro impegno su temi di importanza strategica, come il superamento dell’attuale impostazione dei piani terapeutici, per farmaci ormai di primo impiego nell’area della medicina generale. Ai medici di medicina generale attualmente è impedito di prescrivere questi farmaci, senza nessuna evidenza scientifica.”


Immagini estratte dall’intervista, pubblicata in You Tube il 20 feb 2019





I PROBLEMI DEL SISTEMA SANITARIO RIGUARDANTI LA CURA DEL DIABETE

NON ANCORA REALIZZATA L’INTEGRAZIONE 

FRA MEDICO DI FAMIGLIA 

E SPECIALISTA NELLA PRESCRIZIONE DEI 

FARMACI INNOVATIVI (INCRETINE)

 PER IL DIABETE.


ü Il medico di famiglia gestisce il 60 per cento dei malati di diabete, ma non dispone di tutti gli strumenti;


ü Il medico di famiglia supporta il paziente nello stile di vita, nell’alimentazione e nell’attività fisica, ma non può prescrivere i così detti farmaci innovativi (che ormai non sono più tali), unico caso in Italia;

ü I pazienti sono costretti a lunghe attese per inutili e burocratiche visite specialistiche e trasferimenti in Centri Antidiabetici lontani dalla loro residenza;

È necessario cambiare i modelli organizzativi

IL VIDEO




Il contenuto dell’intervista (da noi trascritto e punteggiato):

Il contenuto dell’intervista (da noi trascritto e punteggiato):
Il ruolo del medico di medicina generale, nei riguardi delle persone con diabete, è un ruolo a mio avviso, determinante, considerando che il paziente diabetico, oltre a quelle che sono gli approcci terapeutici di tipo farmacologico, ha soprattutto bisogno di supporto, rispetto alla variazione degli stili di vita, alla gestione, quindi, dell'alimentazione e dell’attività fisica.
In recenti studi dell'istituto superiore di sanità, si è dimostrato che non c'è nessun altro medico, che il medico di famiglia, che sia capace di impattare su questi valori, per la popolazione in generale, e quindi ancora di più per un paziente; per cui, quella parte può essere quasi determinante, quando è la terapia farmacologica che lo aiuta a mantenere sotto controllo la patologia.
 In Italia, ahimè, esistono delle limitazioni nella prescrizione dei farmaci orali per il diabete, in particolare per quelli che sono detti farmaci innovativi per il diabete, le INCRETINE e quant'altro.  Questo è un caso unico in Europa e, a mio avviso, viene mascherato come un valore relativo alla sicurezza del farmaco; di fatto queste limitazioni sono legate al controllo sulla sicurezza all'introduzione del nuovo farmaco. Il problema è che, per molti di questi farmaci, stiamo arrivando ormai a scadenza del brevetto. È abbastanza ridicolo che, praticamente, un farmaco arrivi a scadenza di brevetto e sia ancora controllato in qualche modo sulla prescrizione, per cui sia prescrivibile esclusivamente dallo specialista, costringendo molte volte i pazienti a recarsi, semplicemente per una pratica amministrativa, da uno specialista e, probabilmente, ad allungare anche le liste d'attesa.
 Secondo il nostro sondaggio, il 60 per cento dei pazienti diabetici è gestito nei nostri ambulatori. È importante a questo punto cambiare i modelli organizzativi, che vedono separati la medicina generale dalla diabetologia.
 Il paziente diabetico ha bisogno di una gestione integrata, quindi ha bisogno di una gestione che integri lo specialista col medico del territorio, e viceversa; e quindi è importante che questi soggetti si parlino in maniera costante.  
In fondo il diabetologo è un alter ego specialista del medico di famiglia, perché nell'ambito della specialistica, è il medico che non affronta il paziente esclusivamente con un approccio d'organo o di patologia, ma con approccio che è molto simile alla medicina di famiglia, che però oggi, proprio per queste limitazioni, sulla prescrizione e sull'accesso ad alcuni percorsi terapeutici, sta creando conflitto tra le categorie e non quella giusta integrazione che, invece, al paziente serve.  
Stiamo lavorando con il fine di mettere intorno a un tavolo le associazioni degli specialisti delle associazioni dei medici di famiglia e le associazioni dei pazienti diabetici, che devono prendere coscienza di questa soluzione, che forse è la cosa migliore che serve per curare.

Pino Schiesari



Una immagine del Congresso di Ottobre ‘18