Silvestro Scotti è segretario generale nazionale della
Federazione italiana medici di medicina generale. Nel recente Congresso della Fimmg,
ha dichiarato che “Continuerà il nostro impegno su temi di importanza
strategica, come il superamento dell’attuale impostazione dei piani
terapeutici, per farmaci ormai di primo impiego nell’area della medicina
generale. Ai medici di medicina generale attualmente è impedito di prescrivere
questi farmaci, senza nessuna evidenza scientifica.”
Immagini estratte dall’intervista, pubblicata in You Tube il
20 feb 2019
I PROBLEMI DEL SISTEMA SANITARIO RIGUARDANTI LA CURA DEL
DIABETE
NON ANCORA
REALIZZATA L’INTEGRAZIONE
FRA MEDICO DI FAMIGLIA
E SPECIALISTA NELLA
PRESCRIZIONE DEI
FARMACI INNOVATIVI (INCRETINE)
PER IL DIABETE.
PER IL DIABETE.
ü Il medico
di famiglia gestisce il 60 per cento dei malati di diabete, ma non dispone di
tutti gli strumenti;
ü Il medico
di famiglia supporta il paziente nello stile di vita, nell’alimentazione e nell’attività
fisica, ma non può prescrivere i così detti farmaci innovativi (che ormai non
sono più tali), unico caso in Italia;
ü I pazienti
sono costretti a lunghe attese per inutili e burocratiche visite specialistiche
e trasferimenti in Centri Antidiabetici lontani dalla loro residenza;
È necessario cambiare i modelli organizzativi
IL VIDEO
Il contenuto dell’intervista (da noi trascritto e
punteggiato):
Il contenuto dell’intervista (da noi trascritto e
punteggiato):
Il ruolo del medico di medicina
generale, nei riguardi delle persone con diabete, è un ruolo a mio avviso,
determinante, considerando che il paziente diabetico, oltre a quelle che sono
gli approcci terapeutici di tipo farmacologico, ha soprattutto bisogno di
supporto, rispetto alla variazione degli stili di vita, alla gestione, quindi,
dell'alimentazione e dell’attività fisica.
In recenti studi dell'istituto
superiore di sanità, si è dimostrato che non c'è nessun altro medico, che il
medico di famiglia, che sia capace di impattare su questi valori, per la
popolazione in generale, e quindi ancora di più per un paziente; per cui,
quella parte può essere quasi determinante, quando è la terapia farmacologica
che lo aiuta a mantenere sotto controllo la patologia.
In Italia, ahimè, esistono delle limitazioni
nella prescrizione dei farmaci orali per il diabete, in particolare per quelli
che sono detti farmaci innovativi per il diabete, le INCRETINE e quant'altro. Questo è un caso unico in Europa e, a mio
avviso, viene mascherato come un valore relativo alla sicurezza del farmaco; di
fatto queste limitazioni sono legate al controllo sulla sicurezza all'introduzione
del nuovo farmaco. Il problema è che, per molti di questi farmaci, stiamo
arrivando ormai a scadenza del brevetto. È abbastanza ridicolo che,
praticamente, un farmaco arrivi a scadenza di brevetto e sia ancora controllato
in qualche modo sulla prescrizione, per cui sia prescrivibile esclusivamente
dallo specialista, costringendo molte volte i pazienti a recarsi, semplicemente
per una pratica amministrativa, da uno specialista e, probabilmente, ad
allungare anche le liste d'attesa.
Secondo il nostro sondaggio, il 60 per cento
dei pazienti diabetici è gestito nei nostri ambulatori. È importante a questo punto
cambiare i modelli organizzativi, che vedono separati la medicina generale
dalla diabetologia.
Il paziente diabetico ha bisogno di una
gestione integrata, quindi ha bisogno di una gestione che integri lo
specialista col medico del territorio, e viceversa; e quindi è importante che
questi soggetti si parlino in maniera costante.
In fondo il diabetologo è un alter
ego specialista del medico di famiglia, perché nell'ambito della specialistica,
è il medico che non affronta il paziente esclusivamente con un approccio
d'organo o di patologia, ma con approccio che è molto simile alla medicina di
famiglia, che però oggi, proprio per queste limitazioni, sulla prescrizione e sull'accesso
ad alcuni percorsi terapeutici, sta creando conflitto tra le categorie e non
quella giusta integrazione che, invece, al paziente serve.
Stiamo lavorando con il fine di
mettere intorno a un tavolo le associazioni degli specialisti delle
associazioni dei medici di famiglia e le associazioni dei pazienti diabetici,
che devono prendere coscienza di questa soluzione, che forse è la cosa migliore
che serve per curare.
Pino Schiesari
Una
immagine del Congresso di Ottobre ‘18