lunedì 9 novembre 2020

IL LUPO E IL DIABETE

 IL DIABETE NON È UNA FAVOLA

Un amico, grande esperto di comunicazione ed informatica che ringrazio per aver suggerito il tema, dice che insistere sul pericolo costituito dal diabete sarebbe controproducente ed a supporto dell’idea cita la favola del pastorello che di notte doveva fare la guardia alle pecore di suo padre. Si annoiava e quindi, decise di fare uno scherzo: mentre le altre persone erano a dormire egli cominciò a gridare: "Al lupo, al lupo!", così tutti si svegliarono e accorsero per aiutarlo. Ma il pastore burlone rivelò loro che era uno scherzo. Lo scherzo continuò anche in altre notti.  

Una notte Il pastore cominciò a gridare: "Al lupo, al lupo!",

ma nessuno venne ad aiutarlo perché tutti pensarono che fosse il solito scherzo.

Così il lupo divorò tutte le pecore.

Anche una similitudine errata può indurre alcuni a desistere di dare consigli e può indurre i diabetici a considerarsi diabetici solo in occasione delle visite per poi pensare di essere “sani come un pesce”, falsa credenza perché anche i pesci muoiono se le acque sono inquinate. 

Ed è così, come avviene quando si sottovaluta la pericolosità del diabete.   

Il diabete non è uno scherzo

Si muore veramente di diabete. Si muore prima delle persone sane, per le complicanze. IL DIABETE È UNA MALATTIA SILENZIOSA che si scopre in ritardo. 

È bene quindi fare esami e seguire un sano tenore di vita.



Condividiamo da RICERCA MIX, il blog di comunicazione del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari della Statale di Milano, uno studio pubblicato l’8 maggio 2019 sulla mortalità per diabete.

IL TITOLO

La mortalità in un soggetto affetto da diabete

Nel mondo è in corso una vera e propria “epidemia” di diabete. Nel 2017, ad esempio, la International Diabetes Federation ha stimato che le persone con diabete tipo 2 erano quasi 425 milioni. Nel 2015, circa 2 milioni di morti sono stati causati direttamente dal diabete. Quasi la metà di tutte le morti attribuibili al diabete si sono verificate in soggetti con età inferiore a 70 anni.

L’OMS prevede che il diabete sarà la settima causa di morte nel 2030, mentre nei Paesi industrializzati sarà la quarta causa, dietro alle malattie cardiovascolari, alle malattie cerebrovascolari ed ai tumori delle vie respiratorie, ma molto più avanti rispetto agli altri tipi di tumore o ad altre patologie croniche. In questo contesto, in un recente studio osservazionale finanziato dal governo svedese che ha coinvolto quasi 435.000 pazienti con diabete di tipo 2 ed oltre due milioni di controlli (non diabetici), è stato documentato che circa il 18% dei pazienti diabetici è deceduto dopo 5 anni di follow-up, a fronte di un 14% osservato nella popolazione generale, con un tasso di mortalità cardiovascolare significativamente superiore nel gruppo con diabete rispetto a quello di controllo. La mortalità associata al diabete è stata valutata anche in altre coorti di pazienti con diabete tipo 2. In Italia, ad esempio, i principali studi sono quello di Verona (Verona Diabetes Study) e quello di Casale Monferrato. In entrambi, è emerso chiaramente che il diabete tipo 2 si associa ad un’aumentata mortalità per tutte le cause. Le principali cause di morte sembrano essere nell’ordine: malattie cardiovascolari, tumori e malattie dell’apparato digerente. È interessante poi notare che, sia nello studio di Verona che in quello di Casale Monferrato, l’eccesso di mortalità legato al diabete era maggiormente evidente nelle donne, suggerendo così che le pazienti diabetiche, pur avendo in termini assoluti un tasso di mortalità inferiore rispetto a quello osservato nei pazienti maschi, perdono gran parte del vantaggio di sopravvivenza femminile a causa della malattia.

Anche l’impatto della durata del diabete sulla mortalità sembra essere rilevante. Nel Verona Diabetes Study la mortalità era intorno al 25% nei primi 5 anni dalla diagnosi ed aumentava progressivamente fino a quasi al 70% dopo i 20 anni dalla diagnosi. Nello studio di Casale Monferrato, rispetto ai primi 10 anni dalla diagnosi, la mortalità era del 7% tra 10 e 19 anni e del 13% dopo i 20 anni. Analizzando il registro americano “First National Health and Nutrition Examination Survey” (NHANES I), Kleinman e collaboratori hanno altresì documentato un aumento di circa il 12% nella mortalità per tutte le cause per ogni 10 anni di durata del diabete. È importante quindi notare come l’eccesso di mortalità legato al diabete tipo 2 sia presente fin dalla diagnosi. Questo fenomeno potrebbe essere in parte dovuto al ritardo che si verifica tra l’instaurarsi della malattia ed il suo riconoscimento clinico; un ritardo che ammonterebbe a quasi 10 anni.

L’aspettativa di vita attuale per gli adulti con diabete tipo 1 non è ancora del tutto uguale a quella delle persone senza diabete. In uno studio prospettico di coorte basato sui dati dei Registri Nazionali Scozzesi di adulti di almeno 20 anni di età con e senza diabete, è stato documentato che le donne e gli uomini con diabete tipo 1 avevano un’aspettativa di vita, rispettivamente, 13 anni e 11 anni inferiore rispetto agli adulti non diabetici di pari età. In particolare, il 41% delle morti in questi pazienti erano dovute alle malattie cardiovascolari, a fronte di un 15% per cancro e di un 10% per le complicanze direttamente legate al diabete.

Anche in presenza di valori di emoglobina glicata ottimali, il rischio di mortalità legato al diabete non è azzerato. Come suggerito da alcuni studi pubblicati su riviste mediche prestigiose, la mortalità dovuta alle cause cardiovascolari rimane ancora alta nella popolazione affetta da diabete tipo 1 e tipo 2 che ha un adeguato controllo metabolico e non ha complicanze renali. Questo suggerisce che, ad oggi, abbiamo una terapia efficace, ma ancora non sufficiente. Pertanto, unitamente all’invito di usarla nel miglior modo possibile, è necessario sforzarsi quotidianamente per trovare strade definitive di cura.

In conclusione, la conoscenza della mortalità e delle sue cause nel diabete è fondamentale per migliorare la cura della malattia e per una corretta gestione delle risorse. A tale proposito, bisogna sempre tenere presente che il diabete è una malattia cronica e che l’investimento nell’assistenza diabetologica può consentire un notevole miglioramento della sopravvivenza e della qualità della vita dei pazienti affetti da questa patologia.

Alessandro Mantovani
Sezione di Endocrinologia, Diabete e Metabolismo, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Verona
 

Le citazioni bibliografiche dell’autore sono state omesse in questa condivisione.

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"ATTENTI AL LUPO" 

Scritta da Ron nel 1990 e cantata da Lucio Dalla, “Attenti al lupo” è uno dei brani più celebri della canzone italiana. Quante volte l’abbiamo cantata trasportati dal suo ritmo incalzante, dalle assonanze, da quelle immagini senza tempo. Una canzone, ma anche una filastrocca che ci riporta negli scenari da fiaba di quando eravamo bambini. Ma dietro l’apparente leggerezza di questa canzone, si cela un significato profondo, che ha a che fare con la crescita, la morte e l’angoscia della separazione. 

Gli infermieri di Bologna cantano «attenti al lupo» in tuta anti-contagio

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Gli infermieri dell’ospedale Maggiore di Bologna cantano «Attenti al lupo» in tuta anti-contagio. Un messaggio di speranza, e allo stesso tempo un monito a continuare a mantenere alta l’attenzione sulle contromisure da adottare per spegnere definitivamente il contagio da Covid-19